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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2013 alle ore 18:42.

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Siciliano di Licata, 67 anni, Piero Grasso è una delle figure più importanti della lotta alla mafia in Italia. Eletto senatore del Pd alle ultime elezioni, è stato procuratore capo di Palermo e dal 2005 procuratore generale antimafia. Amico di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, entra in magistratura il 5 novembre 1969. Prima nomina: pretore a Barrafranca (Enna) fino al settembre 1972, quando viene trasferito alla Procura di Palermo. Per 12 anni è sostituto procuratore e ha diretto indagini scottanti come quella sull'omicidio di Piersanti Mattarella.

Il maxiprocesso alla mafia del 1986
Ma il primo incarico importante è quello di giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra del 1986-87, con 475 imputati: è tra gli estensori della sentenza (oltre 8mila pagine) che infligge 19 ergastoli e oltre 2600 anni di reclusione. Nel 1991 assieme a Giovanni Falcone approda alla direzione Affari penali del ministero della Giustizia, all'epoca retto da Claudio Martelli, poi diventa procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia (guidata da Pier Luigi Vigna).

La direzione antimafia e le polemiche per "l'emendamento anti Caselli"
L'11 ottobre 2005 viene nominato dal Csm (con 18 voti a favore e cinque astensioni) procuratore nazionale antimafia al posto di Vigna, che lascia per limiti d'età. La nomina di Grasso è al centro di grandi polemiche: in pole c'è infatti Gian Carlo Caselli, ma il Governo Berlusconi presenta un emendamento che vieta la nomina del magistrato piemontese per superamento del limite di età. Alla scadenza naturale del primo mandato alla dierzione nazionale antimafia Grasso viene riconfermato dal Csm per un secondo mandato, stavoltaall'unanimità. L'11 aprile 2006 contribuisce con il suo lavoro, dopo anni d'indagine, alla cattura di Bernardo Provenzano, latitante dal 1963.

L'addio alla magistratura
Nell'autunno del prossimo anno il suo incarico di Procuratore nazionale antimafia si sarebbe concluso. Sarebbe potuto restare in magistratura sino al primo gennaio 2020. Ma ha deciso di dare le dimissioni irrevocabili dall'ordine giudiziario lo scorso dicembre, quando ha ufficializzato il suo passaggio in politica.

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