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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 16:33.

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Lo hanno già battezzato come HSI, "household sector involvement", il coinvolgimento delle famiglie nel salvataggio cipriota. Intendendo con l'acronimo la partecipazione agli aiuti di Bruxelles per Cipro, che passa anche dal prelievo forzoso sui depositi bancari dell'isola e da un contributo degli obbligazionisti non privilegiati: un terremoto che ha già provocato una corsa ai bancomat, qualcuno addirittura con i bulldozer, per prelevare il più possibile prima della riapertura delle banche martedì, dato che oggi lunedì è festa nazionale, ma che soprattutto rappresenta la fine di un tabù nell'eurozona e un pessimo precedente.

Certo, i principali contribuenti dell'imposta sui conti correnti saranno capitali russi, spesso attratti da una legislazione fiscale generosa (10% l'aliquota per le società che ora salirà al 12,5%) e da una normativa antiriciclaggio molto vaga: ma questi fattori non bastano a fugare i dubbi di una mossa spericolata e destinata a lasciare un segno indelebile tra i risparmiatori, che hanno cuore di coniglio, gambe di lepre e memoria di elefante.

I ciprioti – per salvare il loro centro finanziario ipertrofico pari a 152 miliardi di asset bancari, cioè l'835% del Pil del 2011 secondo l'Fmi – vareranno in Parlamento una tassa una tantum del 9,90% sui depositi superiori a 100mila euro, e del 6,75% per i depositi inferiori a questo ammontare. Ma Bruxelles, per risparmiare 7 sui 17 miliardi complessivi, ha riattivato il rischio contagio nell'eurozona in un momento in cui le banche hanno estremo bisogno di liquidità e i depositi quindi dovevano essere tutelati da prelievi forzosi.

Finora i correntisti erano rimasti esclusi dai costi della crisi dei debiti sovrani, ma ora si ricomincia a ballare e non basterà rassicurare che quello di Nicosia è un caso unico, come venne detto per l'haircut dei bond greci per 100 miliardi di euro. Resta anche il mistero dell'esclusione dal prelievo degli obbligazionisti privilegiati, un passo che non rispetta il principio di equità.

Che fine fa la libertà di movimento di capitali nella Ue? Per ora le filiali di banche cipriote in Grecia sono esenti da tassazione. Alcuni si chiederanno perché la fuga di capitali in vista di questi movimenti non sia stata più impetuosa: perché la maggior parte dei depositi bancari ciprioti sono vincolati. A gennaio, secondo la Banca Centrale di Cipro, il deflusso era salito a 1,73 miliardi di euro: in un mese gli istituti dell'isola hanno registrato un calo del 2,5% dei depositi, da 70,1 a 68,4 miliardi di euro. Poca cosa visto che un terzo delle somme depositate nelle banche cipriote sono di non residenti, soprattutto privati e società russe e britanniche attratte da tassazione bassa e legge sul riciclaggio poco severa. Nel suo piccolo Cipro, dove i greci hanno depositi per 2 miliardi, ha provocato un buco di tutto rispetto per un Paese che conta lo 0,2% del Pil dell'Eurozona. Le banche cipriote hanno un ammanco di 10 miliardi di euro, di cui 4 miliardi relativi alla ristrutturazione del debito greco, causa effetto contagio. Ma Bruxelles non ha capito la lezione.

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