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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2013 alle ore 11:35.

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Se qualcuno degli eletti grillini in Parlamento si fosse sottratto all'obbligo di disciplina nel voto segreto che ha portato all'elezione di Pietro Grasso al vertice del Senato «ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze». Sono passate solo poche ore dal rinnovo della seconda carica istituzionale che il leader del M5S, Beppe Grillo sul suo blog invita alle dimissioni quei senatori del movimento che in Aula a Palazzo Madama, a suo dire, non hanno rispettato il "codice di comportamento degli eletti".

Nel voto a palazzo Madama «è mancata la trasparenza»
Nella votazione per la presidenza del Senato «è mancata la trasparenza», scrive Grillo, «Il voto segreto non ha senso, l'eletto deve rispondere delle sua azioni ai cittadini con un voto palese. Se questo è vero in generale, per il Movimento 5 Stelle, che fa della trasparenza uno dei suoi punti cardinali, vale ancora di più. Per questo vorrei che i senatori del M5S dichiarino il loro voto». Nel "Codice di comportamento eletti Movimento 5 Stelle in Parlamento", «sottoscritto liberamente da tutti i candidati, al punto Trasparenza è citato: "Votazioni in Aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S". Se qualcuno si fosse sottratto a questo obbligo ha mentito agli elettori, spero ne tragga le dovute conseguenze».

Il senatore Vacciano: ho votato Grasso, discuterò delle mie dimissioni
«Lunedì e martedì sarò a Roma per discutere l'opportunità delle mie dimissioni». Lo scrive su Facebook Giuseppe Vacciano, senatore del M5S, che dichiara di aver votato Pietro Grasso, contravvenendo alle indicazioni del gruppo. «Se si cercano i colpevoli di "alto tradimento ai principi del M5S", ecco, uno l'avete trovato. Nessuno mi ha fatto "proposte", "offerte" o ha tentato di 'comprare il mio voto - aggiunge - . Nessuno, se non me stesso e la mia coscienza, è responsabile della mia scelta».

I senatori M5S via Facebook: «Meno reazioni isteriche!»
Le reazioni, all'interno del movimento, non si sono fatte attendere, a cominciare dal senatore Francesco Molinari, che sul suo profilo Facebook lancia un messaggio a direttamente a Grillo: «Meno reazioni isteriche e più fiducia!». «Leggo stamattina il post sul blog di Grillo» sul voto di ieri al Senato, scrive Molinari: «Mi sento di dirgli di stare sereno, non c'è nessun traditore - scrive - Il M5S al Senato è unito: nessuna alleanza nessuna fiducia. Solo un consiglio a chi ha scritto il post. Studiare le differenze fra Cariche Istituzionali e Ruoli politici non farebbe male».

Campanella (M5S): «Votato Grasso perchè distanza da Schifani è enorme»
Intervistato stamani da Repubblica, il senatore M5S Francesco Campanella ammette: «Sì, ho votato Grasso. E con me altri. Perchè la distanza con il personaggio Schifani era ed è enorme. Ma sia chiaro: non abbiamo firmato alcuna apertura di credito al Pd». Poi ricorda il dibattito serrato che ha preceduto il voto in Aula: «L'indicazione di massima, all'inizio, era quella per la scheda bianca. Poi ci siamo confrontati su due esigenze
diverse. Quella di non dare spazio al Pd ma anche quella di sottolineare la distanza enorme fra il personaggio Grasso e il personaggio Schifani».

Ha ragione Grillo, «siamo solo i portavoce degli elettori»
«Definire "esempio dittatoriale" il post nel quale Beppe in modo duro (giustamente) invita al rispetto di alcune regole che abbiamo accettato liberamente è una stronzata megagalattica (scusate il turpiloquio ma a volte solo certe parole rendono l'idea)», scrive invece su Facebook il deputato M5S Alessandro Di Battista, a proposito della richiesta di Grillo di «trarre le dovute conseguenze» a chi ieri ha votato Grasso al Senato. «Le regole del codice comportamentale io le ho accettate perché le condivido, non per rimediare una poltrona - sottolinea Di Battista - Si può discutere sulle scelte che vengono prese, per carità (per questo rispetto il pianto dei nostri senatori, per me un pianto bellissimo) ma quel che non si può discutere nel 5 stelle è la sovranità popolare. Noi siamo portavoce e basta e i cittadini devono conoscere per filo e per segno quel che succede nelle Istituzioni».

Grillo butta la palla in campo avversario: «No a D'Alema al Quirinale»
«La candidatura di D'Alema» al Quirinale «sarebbe irricevibile dall'opinione pubblica». Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog. «Un fiammifero - aggiunge - in un pagliaio. Il Paese non reggerebbe a sette anni di inciucio. Un passo indietro preventivo e una smentita, anche indignata per le 'voci infondatè, sarebbero graditi. Le cariche alla Camera e al Senato sono archiviate - aggiunge Grillo - dureranno lo spazio di una legislatura che si
annuncia breve. Il pdmenoelle ha giocato l'unica carta che gli è rimasta, quella della 'foglia di fico'. Franceschini e la Finocchiaro erano indigeribili per chiunque, anche per gli iscritti. Boldrini e Grasso continuano cosi' la linea gia' tracciata da Doria e Ambrosoli. È fantastico! I parlamentari del pdmenoelle non riescono a esprimere
un loro candidato. Non si fidano di se stessi, soprattutto di se stessi. Sanno di essere impresentabili e quindi devono presentare sempre qualcun altro. Per loro ci vuole un po' di conservatorismo compassionevole».

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