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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 08:56.

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Premio Pritzker, a Toyo Ito il Nobel dell'architetturaPremio Pritzker, a Toyo Ito il Nobel dell'architettura

I suoi progetti traggono ispirazione dalla natura, «dall'aria, dall'acqua e dal vento». Per lui l'architettura «non è uno strumento» ma «un luogo d'incontro per i sentimenti delle persone». In quarant'anni di attività professionale si è distinto tra i più influenti architetti internazionali ma non si può certo definire una star. All'età di 71 anni, Toyo Ito ha vinto il Premio Pritzker, il Nobel dell'architettura assegnato dalla Hyatt Foundation.
La fondazione, che fa capo agli Hyatt Hotels e che investe nell'architettura mancando questo settore creativo tra i premi Nobel, sceglie ogni anno un architetto vivente che con le sue opere sappia combinare qualità, visione e impegno, contribuendo a realizzare opere significative per l'umanità e l'ambiente. A lui va un premio di 100mila dollari. In più di trent'anni di attività la Fondazione ha premiato architetti come Philip Johnson (1979), James Stirling (1981), Hans Hollein (1985), Kenzo Tange (1987), Frank Gehry (1989), Aldo Rossi (1990) e Renzo Piano (1998) fino ai più recenti Jean Nouvel (2008), Peter Zumthor (2009) e Wang Shu (2012).
In questa edizione il premio è stato assegnato al Giappone. Toyo Ito, maestro di numerosi altri architetti orientali già molto influenti, ha iniziato la sua carriera con piccoli edifici, case e padiglioni, ma ha poi costruito numerosi landmark in Giappone e non solo. Ha realizzato decine di architetture che si distinguono per la leggerezza strutturale e l'uso di tecnologie innovative. Ha firmato il progetto per Tod's a Tokyo, un museo dell'architettura nell'Isola Omishima nei pressi del mare di Seto e un edificio multifunzionale a Barcellona. A Taiwan ha costruito uno stadio solare, il Dragon Stadium, che con più di 8mila pannelli fotovoltaici ha bisogno solo di sei minuti di esposizione al sole per alimentarsi di energia necessaria alla sua "accensione". Come designer ha stretto rapporti con tante aziende come Alessi, Electrolux e Horm.
Toyo Ito non è l'architetto che ama la spettacolarizzazione e ha lavorato molto sul ruolo del progetto per la qualità della vita delle persone. È stato particolarmente impegnato nella ricostruzione post tsunami, anche allestendo all'ultima Biennale di Architettura di Venezia un padiglione dedicato alla casa per tutti (home for all) dove ha anche vinto il Leone d'oro.
Riconosciuto per aver sperimentato nuove relazioni possibili tra involucro e struttura Toyo Ito ha cercato di fondere l'approccio organico, naturale, con la ricerca tecnologica. Suo obiettivo è fare in modo che i suoi progetti, una volta costruiti, siano contestualizzati e si integrino al meglio anche grazie a elementi immateriali e mobili. «Ogni volta che concludo un edificio - ha spiegato Toyo Ito - mi sento dolorosamente consapevole della mia inadeguatezza, sensazione che in ogni occasione cerco di convertire in energia da investire nel progetto successivo». In questo senso «non potrò mai dare senso compiuto al mio stile architettonico, né essere pienamente soddisfatto con le mie opere».

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