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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 18:34.

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La nuova ora della verità per la Giunta della Regione Piemonte guidata dal leghista Roberto Cota scatterà mercoledì mattina. Al centro del dibattito c'è ancora una volta la sanità, ma la questione è tutta politica: in discussione a Piazza Castello ci sarà un ordine del giorno per evitare la chiusura dei servizi di emodinamica sacrificati dal piano di razionalizzazione, ed è a forte rischio la tenuta della maggioranza.

«Basta con i giochetti - taglia corto Cota da Roma -: se si vuole fermare la riforma sanitaria non sono disponibile». Se il Governatore per ora si limita a evocare, anche se molto direttamente, le dimissioni, a presentare la lettera d'addio è stato martedì l'assessore alla Sanità Paolo Monferino, il tecnico ex uomo Fiat subentrato a Caterina Ferrero, arrestata nel 2011 e ora sotto processo con altri imputati per concussione, abuso d'ufficio e turbativa d'asta: le dimissioni di Monferino sono state in un primo tempo congelate, ma in serata è arrivata la conferma ufficiale della sua uscita dalla Giunta (dovrebbe rimanere in campo come consulente a titolo gratuito).

Sul piano politico, i forti scricchiolii della Giunta Cota mettono a rischio sul nascere il progetto dell'Euroregione leghista aperto con l'arrivo di Roberto Maroni a Palazzo Lombardia e il conseguente filotto di presidenze con il veneto Luca Zaia e l'alleato friulano Renzo Tondo (Pdl), quest'ultimo atteso a una non facile prova elettorale a maggio. Già dall'apertura delle urne il 25 febbraio scorso, del resto, il Piemonte si era subito palesato come l'anello debole del "fronte del Nord" in salsa leghista: in regione il Carroccio si è fermato al 4,9%, lontanissimo dal 12,3% raccolto alle politiche del 2008 e dal 16,7% mietuto alle amministrative che avevano portato Cota a Torino. Un crollo fragoroso, ancor più di quello subito in Veneto e favorito anche dagli scandali che non hanno risparmiato la Lega a pochi giorni dal voto; a partire dall'avviso di garanzia con le conseguenti dimissioni dell'assessore alle attività produttive Massimo Giordano, novarese come il Governatore e suo compagno di battaglie politiche di lungo corso.

Dal punto di vista personale, Cota può contare sul paracadute del seggio da deputato appena riconquistato: la candidatura come capolista in Piemonte era "di servizio", per provare a rianimare le sorti elettorali della Lega, ma per il momento non ha prodotto la rinuncia al seggio annunciata fin da prima del voto. È però l'asse politico Pdl-Lega che guida il Piemonte dal 2010 a zoppicare vistosamente, anche per le fratture trasversali fra i consiglieri di maggioranza che sul territorio si sono impegnati pubblicamente a contrastare il piano "lacrime e sangue" di razionalizzazione della sanità, e che difficilmente ora possono farlo correre in aula senza battere ciglio: significativa, sul punto, è una nota diffusa martedì da due consiglieri della Lega, Michele Marinello e Roberto De Magistris, che hanno annunciato l'appoggio alla decisione di alcuni sindaci di ricorrere al Tar contro i tagli del piano: «Da oggi - ha chiarito Marinello - cambia il mio atteggiamento nei confronti della riforma».

Ad alimentare le tensioni è ovviamente prima di tutto il piano di rientro dal maxi-debito sanitario, che procede con più di un affanno circondato da voci ricorrenti di commissariamento da parte di Roma. Il Piemonte è l'unica regione del Nord impegnata nei piani di rientro monitorati dal Governo (frequentissimi invece da Roma in giù), ma il passivo non accenna a diminuire: l'ultimo dato ufficiale, nel consuntivo 2011 certificato dalla Corte dei conti, parla di un indebitamento regionale da 6,45 miliardi, cresciuto del 10,55% rispetto all'anno prima e spinto dalla sequela dei disavanzi: il 2010 si era chiuso con un rosso da 615 milioni, che non è stato ripianato nel 2011 quando la fine dell'esercizio ha registrato un altro disavanzo da 484,6 milioni. Ma le cifre reali potrebbero anche essere peggiori, perché la stessa Corte dei conti ha messo nel mirino una serie di operazioni che anche sotto la precedente Giunta di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso avrebbero avuto lo scopo di cancellare illegittimamente impegni di spesa. Numeri a parte, del resto la definizione più tranchant dei conti piemontesi si deve proprio all'assessore Paolo Monferino, quando nell'ottobre scorso si è presentato alla Commissione Bilancio per spiegare che la Regione è «tecnicamente fallita».

Aggiornamento del 13 settembre 2021: In data 4 novembre 2019 il Tribunale di Novara ha assolto Massimo Giordano perché il fatto non sussiste.

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