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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 21:27.
L'ultima modifica è del 21 marzo 2013 alle ore 09:50.

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Non erano quindi del tutto infondate le voci di una chiusura dell'istituto che avevano portato i suoi clienti a correre ai bancomat per ritirare più contante possibile. La Popular Bank copre il 34% dei prestiti concessi dalle banche cipriote agli stranieri ed è sull'orlo del default a causa della sua forte esposizione sul debito greco. La banca, la seconda del Paese, non verrebbe però chiusa ma, secondo fonti vicine alla Banca centrale cipriota, verrebbe scorporata, con gli asset "buoni" fusi con la Bank of Cyprus e gli altri concentrati in una "bad bank". La stessa Popular Bank ha annunciato che limiterà a 260 euro al giorno l'importo massimo prelevabile al bancomat dai suoi correntisti «per via dell'elevata domanda».

«Applicando questo schema legislativo - ha spiegato Demetriades - verranno imposte misure di risoluzione su Popular Bank in modo che resti nella posizione di poter continuare a offrire servizi bancari ai suoi clienti martedì prossimo», il giorno nel quale gli istituti di credito ciprioti riapriranno dopo una settimana di serrata. «Questo processo di consolidamento scongiurerà il rischio di fallimenti bancari e proteggerà nella loro interezza tutti i depositi fino a 100 mila euro», ha aggiunto Demetriades.

L'ultimatum della Bce
In mattinata la Banca centrale europea aveva fatto sapere che in mancanza di un accordo con l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale entro lunedì, sospenderà la fornitura di liquidità di emergenza, dalla quale dipende la sopravvivenza delle banche cipriote, soprattutto delle due più grandi, la Bank of Cyprus e la Cyprus Popular Bank. «È urgentissimo e cruciale trovare immediatamente un accordo con la Ue per garantire la liquidità alle banche cipriote e salvare l'economia del Paese, evitando il disastro», si legge in un comunicato di Bank of Cyprus.

Bruxelles insiste: necessaria una tassa sui depositi
Bruxelles tuttavia sembra insistere sulla necessità di introdurre un prelievo sui depositi seppur rimodulato e reso più progressivo rispetto alla stesura iniziale bocciata dal Parlamento cipriota martedì assieme a tutto l'accordo con l'Unione europea. Senza un prelievo sui depositi le banche cipriote rischiano il crack e l'uscita dall'euro - avevano spiegato fonti dell'area euro - riportate dall'agenzia Reuters - aggiungendo che una soluzione potrebbe essere combinare la nazionalizzazione dei fondi pensione con un prelievo forzoso dei conti di deposito più elevati. «A questo punto dipende solo da loro», sostengono le fonti Ue direttamente coinvolte nel negoziato con l'Fmi e Cipro. «Possiamo fare molto - avevano spiegato - per evitare il danno di un'uscita dall'euro, ma se non collaborano, non avranno più liquidità a disposizione e non avranno altra scelta che tornare a stampare la propria moneta».

Un freno alla fuga di capitali
Il Parlamento di Cipro in serata è stato chiamato anche a votare su una legge che permette al governo di controllare e limitare i capitali delle banche. «L'obiettivo è dare al governo la possibilità di agire sul capitale delle banche in caso di emergenza nazionale», si legge nel teso in discussione. Le nuove norme seguono le indicazioni di Bruxelles che questa mattina - dopo una riunione dell'Euro working group, il gruppo di tecnici che preparano le riunioni dei ministri delle Finanze - aveva chiesto a Cipro un intervento straordinario per evitare la fuga dei depositi quando le banche riapriranno.

Ma i cittadini di Cipro guardano a Mosca
Il Parlamento di Cipro martedì aveva bocciato il piano concordato con Ue e Fmi, che prevedeva un prelievo forzoso sui depositi bancari in ca
mbio del salvataggio da 10 miliardi di euro. Dopo le proteste e le polemiche sollevate dalla decisione sulla tassazione di tutti i depositi, da cui lo Stato avrebbe ricavato 5,8 miliardi da sommare ai prestiti internazionali, il governo aveva messo a punto alcune modifiche alla legge, per rendere più progressivo il prelievo, come peraltro raccomandato anche dall'Eurogruppo. In seguito il governo cipriota ha abbandonato, almeno ufficialmente, ogni ipotesi di tassare i depositi.

Il 91% dei ciprioti è contraria a ogni ipotesi di prelievo forzoso sui conti correnti e - secondo un sondaggio di Prime Consulting - il 67% dei cittadini ciprioti vede invece con favore un'uscita dall'Eurozona con conseguente rafforzamento dei legami con la Russia.

Nulla di deciso intanto a Mosca nell'incontro tra il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso e il presidente russo Vladimir Putin. La Russia che ha fortissimi interessi nell'isola si era espressa con toni molto duri sulla gestione della crisi cipriota da parte dell'Unione europea. «Tutti gli errori possibili sono già stati fatti», aveva detto il premier Dmitrij Medvedev.

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