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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2013 alle ore 20:12.

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(Corbis)(Corbis)

La Finlandia si prepara a tagliare le tasse sulle imprese dal 24,5 al 20% dall'anno prossimo, dopo averle già ridotte di un punto e mezzo nel 2012, quando erano al 26 per cento. L'annuncio è stato dato oggi dal premier Jyrki Katainen.
Il Paese, uno dei più virtuosi dell'Eurozona e dei pochi a poter ancora vantare un rating tripla A, non intende però rinnegare il suo proverbiale rigore e conferma di voler azzerare la crescita del debito pubblico (che viaggia verso il 56% del Pil) entro il 2015. Per far questo pianifica 300 milioni di nuovi tagli alla spesa e altrettanti di maggior gettito fiscale, raccolto cancellando le esenzioni sui dividendi e alzando le imposte su alcolici, dolci, tabacco ed elettricità. Andranno ad aggiungersi ai 5,2 miliardi di aggiustamento varati l'anno scorso dal Governo di coalizione che riunisce i liberalconservatori di Katainen e i socialdemocratici del ministro delle Finanze Jutta Urpilainen.

Con il nuovo taglio di quattro punti e mezzo, la Finlandia scavalca Svezia e Danimarca e si mette al pari con il Regno Unito. Stoccolma, dal 1° gennaio, ha ridotto la corporate tax dal 26,3 al 22 per cento. Copenhagen ha appena presentato una riforma che la porterà dal 25 al 22% nel 2016. Londra, martedì, ha annunciato che la abbasserà al 20% nel 2015.
La crisi dell'Eurozona e le difficoltà di Nokia hanno già spinto la Finlandia nella sua seconda recessione in quattro anni: nel 2012 il Pil si è contratto dello 0,1% e la ripresa si annuncia lenta. Per quest'anno, il Governo prevede una crescita dello 0,4%, mentre la disoccupazione a gennaio è salita all'8,7% dal 7,8% del 2012.

La Urpilainen, che fino a qualche settimana fa nel Governo era per così dire l'"avvocato" delle tasse, ieri ha affermato di aspettarsi un atteggiamento responsabile da parte delle aziende e quindi nuove assunzioni. «Vogliamo mandare al mondo un segnale chiaro - ha detto la Urpilainen - siamo decisi a difendere il nostro sistema di welfare fondato sul lavoro». Non abbandoniamo l'austerity, ha aggiunto Katainen, «ma al tempo stesso stiamo facendo la più importante riforma fiscale in vent'anni in modo da sostenere l'economia, le imprese e l'occupazione».

Il taglio dell'imposta costerà al Fisco 900 milioni di gettito, ma il Governo conta di dimezzare le perdite grazie ai benefici che arriverebbero dall'aumento dell'occupazione e dalla maggior crescita. La Confindustria finlandese aveva chiesto di tagliare l'aliquota addirittura al 15%, liberando così le risorse per creare 100mila posti di lavoro.

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