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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2013 alle ore 17:06.

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I dubbi della diplomazia sulla diplomazia. Sulla gestione del caso marò le feluche si dividono: mentre alcuni ambasciatori sostengono che la decisione dell'ormai ex ministro degli Affari esteri del governo Monti, Giuliomaria Terzi di Sant'Agata, di rassegnare le dimissioni senza informare in via preventiva il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio sia stata presa da Terzi più che altro nella sua qualità di componente del governo, altri ricordano che il responsabile della Farnesina viene dalla diplomazia: è stato ambasciatore d'Italia negli Usa.

De Agostini: Terzi ha agito più da politico che da diplomatico
Per Enrico De Agostini, che è stato console generale a Johannesburg e console a Dortmund ed è presidente del sindacato nazionale dei dipendenti del ministero degli Affari esteri, la gestione della vicenda non è stata proprio "ineccepibile". «Sicuramente l'ex collega Terzi ha sbagliato i tempi per rassegnare le dimissioni ma - osserva ancora - alla fine ha agito come ministro degli Esteri, più che come diplomatico». De Agostini lamenta che in questo momento «tutti sparano a zero. Non è però attaccando una parte importante dello Stato che si viene fuori da questa situazione, che si va nella direzione di quell'unità degli italiani chiesta nei giorni scorsi dal marò».

Bascone: rispetto della parola data è regola basilare della diplomazia
«Io avrei mantenuto una facciata di coesione - osserva Francesco Bascone, vice presidente dell'Istituto di ricerche sul negoziato di Gorizia, ex ambasciatore a Belgrado e a Nicosia e rappresentante permanente dell'Italia presso l'Osce -. Almeno fino alla fine di questo governo. Mi sorprende che Terzi abbia voluto smarcarsi dall'esecutivo, anche se dimissionario e in carica per gli affari correnti». «Da cittadino e da ex collega - afferma Bascone - mi sento in disaccordo con la posizione assunta dall'ex ministro degli Esteri: per salvaguardare gli interessi italiani e la credibilità del Paese avremmo dovuto mantenere fin dall'inizio la parola data. È questa una regola basilare della diplomazia».

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