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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2013 alle ore 19:25.
L'ultima modifica è del 27 marzo 2013 alle ore 16:23.

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«Sono rimasto stupefatto per ciò che il ministro Terzi ha fatto» - ovvero la decisione di rendere le proprie dimissioni «rese note qui senza alcuna informazione preventiva né al capo dello Stato né al presidente del Consiglio» - ma soprattutto «per ciò che non ha fatto»: «Si possono avere divergenze di punti di vista», e «un preannuncio di dimissioni può essere utilizzato come strumento per indurre altri partecipanti alle riunioni o il presidente del Consiglio a modificare la loro posizione, ma, signori, niente di questo è avvenuto». Questo il duro attacco al proprio (ex) ministro degli Esteri Giulio Terzi lanciato oggi dal premier uscente Mario Monti nel corso di una quasi deserta informativa alla Camera sulla vicenda dei nostri marò.

La replica via Facebook di Terzi: «dimissioni in Parlamento atto legittimo»
In serata, via Facebook, la replica arriva la replica dell'ambasciatore che spiega al Professore come annunciare le dimissioni da ministro in Parlamento, «massima sede delle istituzioni democratiche», sia un «atto che ritengo legittimo in democrazia». «Come funzionario dello Stato ligio da 40 anni alle procedure delle istituzioni - prosegue Terzi - non posso che respingere quindi al mittente le accuse di "aver informato" la stampa con eccessivo anticipo, ed è utile sottolineare come io non abbia mai anticipato notizie in modo autoreferenziale tale da influire negativamente sui rapporti con l'India o sulla gestione del dossier Marò». Nel post, Terzi ribadisce di aver ritenuto opportuno annunciare le dimissioni nel corso dell'audizione «per rispetto delle verità che stavo riferendo in Parlamento, massima sede delle istituzioni democratiche». «Ciò che ho fatto - conclude Terzi - potrà piacere a molti e dispiacere ad altrettanti, ma di una cosa mi permetto di essere certo: ho fatto ciò in cui credevo, rispondendo solo alla mia coscienza».

«Il vero obiettivo di Terzi è un altro, e si vedrà»
Nel primo pomeriggio, le parole di Monti ai deputati mettono in dubbio la buona fede del ministro: «La puntuale ricostruzione dei fatti e del percorso che ha ispirato l'azione del governo è stata pienamente condivisa dall'allora ministro Terzi, come da lui stesso pubblicamente affermato, basta vedere numerose dichiarazioni alla stampa», spiega il premier, che poi sottolinea rincarando la dose: «Ho ragione di ritenere che l'obiettivo del ministro Terzi non fosse quella di modificare un risultato, ma fosse quello più esterno di conseguire altri risultati che forse nei prossimi tempi diventaranno più evidenti». Chiara allusione all'offerta di una candidatura, in caso di veloce ritorno alle urne, da Fratelli d'Italia.

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