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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2013 alle ore 21:09.

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Per il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, il decreto varato ieri 26 marzo che manda in soffitta i libri cartacei dall'anno scolastico 2014/2015 fa fare alla scuola italiana un passo avanti importante. Non la pensano così invece gli editori che continuano non essere d'accordo con l'iniziativa, varata - dicono oggi 27 marzo - a dispetto delle obiezioni e delle perplessità da loro espresse. È un provvedimento «dannoso e inapplicabile», ha scritto l'Aie in una nota.

I punti di dissenso
Gli editori non sono contrari - assicurano - all'introduzione e all'uso delle nuove tecnologie nelle aule scolastiche. Ma invitano a essere realisti. Bisogna fare i conti con «l'insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, WiFi, dotazioni
tecnologiche...), rappresentata, con dati e confronti molto eloquenti, poche settimane fa dall'indagine dell'Ocse» e non si possono ignorare - proseguono - «le pesanti ripercussioni sui bilanci delle famiglie, sulle quali si vogliono far ricadere i costi di acquisto delle attrezzature tecnologiche (pc, portatili, tablet...), quelli della loro manutenzione e quelli di connessione, che nelle altre esperienze europee e degli altri
paesi a ovest e a est dell'Europa sono solitamente affrontate con consistenti finanziamenti pubblici».

Un punto di vista assai lontano da quello di viale Trastevere secondo cui nel caso in cui l'intera dotazione libraria sia composta esclusivamente da libri in versione digitale la sforbiciata ai tetti di spesa arriverebbe al 30% e i risparmi ottenuti potrebbero essere utilizzati dalle scuole per dotare gli studenti dei supporti tecnologici necessari (tablet,
pc/portatili). A parere degli editori invece le intenzioni del ministero «sembrano frutto della sola determinazione di voler favorire l'acquisto di tablet e pc e non poggiano su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale (cosa di non poco conto se si parla di scuole e di educazione e formazione dei nostri figli); così come non risulta siano state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di devices tecnologici». (Cl.T.)

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