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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2013 alle ore 14:55.

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Una caratteristica immediata, la più immediata di Papa Francesco è che stupisce. Ci stupisce per i suoi gesti improvvisati dettati dal cuore, per la sua semplicità, per il suo essere con gli ultimi. Per il suo parlare chiaro. Per le sue omelie, le cui parole sono frutto del suo vissuto ministeriale tra gli ultimi. Parole, gesti, voce che fanno il papa più prossimo a ciascun vivente. Nessuno credo, possa dire che da papa Francesco, si sente lontano, che con lui non ha nulla spartire. E' parte invece di ciascuno di noi. Lo fa così il suo passato, di prete, di Vescovo e di Cardinale. In lui non è cambiato nulla. Le cariche non lo hanno "onorato", semai gli hanno dato maggior vigore per stare accanto agli ultimi e in loro servire esclusivamente Cristo.

Durante il Concilio Vaticano II, si era accampato a Roma Paul Gauthier, un prete francese che veniva dai campi degli arabi e dei palestinesi, esperto di gente miserabile e sofferente. Aveva scritto un libro: "La pazienza dei poveri", dove raccontava la vita e le fatiche del vivere di quei cristiani. Papa Francesco con il suo papato, finora, non ha fatto altro che dare voce, che far vivere in ognuno che lo ascolta la voce dei poveri della terra. E immancabilmente, con il suo modo mostra la bellezza dell'annuncio evangelico. Della freschezza che esso porta, della novità che esso produce nella vita del credente. Del fascino delle parole di Cristo, lette e vissute ancora oggi, perché ancora oggi sono attuali. Tutti noi, siamo uomini un po' spenti. Schiacciati dalle vicende quotidiane, soffocati dai tanti impegni. Siamo tristi. Papa Bergoglio ci suggerisce come non esserlo. Non ha magie, pozioni magiche, formule arcaiche.

Annuncia una novità. Lo ha fatto ieri in occasione della prima Udienza generale, in Piazza S. Pietro, lo ha fatto oggi davanti a 1600 celebranti per la Messa crismale celebrata in Vaticano. In Piazza ha invitato gli uomini di buona volontà a uscire da proprio guscio di cristiani della domenica. A abbandonare le proprie certezze salvifiche, per andare incontro a quelle persone che stanno ai margini, che vivono alla periferia del mondo. Ai sacerdoti, stanche, magari delusi, ha fatto brillare lo specifico della loro vocazione. Ha dato le ali ad una chiamata e ad un servizio fondamentale, esaltandone la bellezza e l'unicità. "Quando la nostra gente viene unta con olio di gioia lo si nota: per esempio, quando esce dalla Messa con il volto di chi ha ricevuto una buona notizia. La nostra gente gradisce il Vangelo predicato con l'unzione, gradisce quando il Vangelo che predichiamo giunge alla sua vita quotidiana, fino ai bordi della realtà, quando illumina le situazioni limite, "le periferie" dove il popolo fedele è più esposto all'invasione di quanti vogliono saccheggiare la sua fede.

Così bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle "periferie" dove c'è sofferenza, c'è sangue versato, c'è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni. Non è precisamente nelle autoesperienze o nelle introspezioni reiterate che incontriamo il Signore: nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri. Il sacerdote che esce poco da sé, si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore presbiterale. Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l'insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con "l'odore delle pecore" - questo io vi chiedo: siate pastori con l' "odore delle pecore". Sono entusiasmanti queste parole di Papa Francesco. Forse, stiamo vivendo, siamo parte, coinvolta in quel rinnovamento che tanto auspicavamo della cattolicità. E di questo non possiamo che esserne fieri.

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