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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2013 alle ore 10:41.

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«Riteniamo opportuno che il presidente Napolitano riprenda le consultazioni con le forze politiche, e che le stesse forze politiche riprendano a parlarsi. La casa brucia e non sarebbero comprensibili altri rinvii e dilazioni». Torna alla carica il segretario del Pdl Angelino Alfano e lancia un messaggio forte e chiaro al Colle.

«Le intenzioni del capo dello Stato - ha detto Alfano - sono certamente lodevoli, ma esiste il rischio che il Pd, dopo aver già fatto perdere al Paese un mese di tempo per l'ostinazione di Pierluigi Bersani, voglia trasformare questa iniziativa in un escamotage per rinviare ogni vera decisione alle calende greche».

«A questo punto, da un lato auspichiamo che i "saggi" svolgano la loro analisi programmatica in pochissimi giorni, e riferiscano al capo dello Stato nel più breve tempo possibile. Dall'altro lato, riteniamo opportuno che il presidente Napolitano riprenda le consultazioni con le forze politiche, e che le stesse forze politiche riprendano a parlarsi. La casa brucia e non sarebbero comprensibili altri rinvii e dilazioni».

Per il segretario del Pdl, «il nodo politico resta irrisolto. Per noi l'alternativa è chiarissima: o c'è un'intesa politica piena che conduca a un governo di larga coalizione centrato sulle necessarie riduzioni fiscali e sul rilancio dell'economia, o altrimenti è indispensabile andare subito al voto senza che sia resa impraticabile la finestra elettorale di giugno. Noi siamo assolutamente pronti anche a questa seconda ipotesi».

Passano quindi le ore ma sulla decisione di Napolitano di rivitalizzare il governo Monti affincandolo con due commissioni di saggi la linea del Pdl non cambia, anzi si inasprisce: ad opporsi anche il vicepresidente Pdl del Senato, Maurizio Gasparri: «Nessun espediente consente di eludere il problema. O nasce un governo che abbia numeri chiari in Parlamento e piena consapevolezza delle priorità economiche, o la parola è agli elettori».

Cicchitto (Pdl): Serve governo di larghe intese»
«Tutte le iniziative, anche estemporanee e fuori dagli schemi tradizionali, come quelle messe in atto dal Presidente della Repubblica vanno bene se servono a costruire il terreno politico e programmatico per una soluzione positiva», aveva invece precisato l'ex capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto. D'altra parte, ha aggiunnto, «Dobbiamo avere piena coscienza che il governo Monti non può sostituirsi all'esigenza di dar vita, dopo le elezioni, ad un nuovo governo, la cui fiducia viene votata dalla maggioranza del Parlamento».

I "saggi"? Utili, ma «non possono sostituirsi al Parlamento»
In questo schema - necessità di un governo politico a breve e tempi brevissimi per qualsiasi organismo di supporto decisionale affidato ad esperti - i saggi «possono dare delle indicazioni e suggestioni positive ma a loro volta non possono certo sostituirsi né al Parlamento neoeletto né, tantomeno, alla necessità di dar vita ad un nuovo governo che è l'unico abilitato ad avere rapporti positivi con il nuovo Parlamento, nelle Commissioni e in Assemblea».

Santanchè (Pdl): «O nasce un governo Pd-Pdl o torniamo al voto»
La freddezza del Pdl verso l'idea di attivare una commissione di saggi torna anche nelle parole di Danierla Santancheè, che mette in guardia da scorciatoie per evitare le urne: «Tertium non datur: o nasce un governo politico tra Pd e Pdl, oppure si va ad elezioni». La scelta del presidente della Repubblica di indicare dieci saggi «rappresenta nei fatti la sconfitta di Bersani che ha trasformato una crisi politica nazionale in una questione del tutto personale, che si alimenta di diatribe tra correnti del Pd», prosegue la Santanchè. Ora, sottolinea, «dobbiamo attendere il lavoro dei saggi, che auspichiamo e sollecitiamo sia brevissimo anche perchè di tempo non ce ne è piu' per la crisi, per comprendere quale dei due scenari prevarrà».

Pannella (Radicali): «Napolitano non dovrebbe essere dominus istituzioni»
Sulle ultime scelte del capo dello Stato interviene anche il leader dei Radicali, Marco Pannella, che boccia la nomina dei 10 saggi, priva di «precedenti in dottrina, nemmeno con esempi fantastici e non solo storici».Questo presidente, aggiunge Pannella, «con la sua esperienza e la sua astuzia, alcune cose le può azzeccare, ma se le azzecca rafforza solo la liceità di comportamenti istituzionalmente anti-costituzionali, cioè lui lo fa essendo il dominus delle istituzioni della politica, mentre non dovrebbe esserlo ai sensi della Costituzione repubblicana».

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