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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2013 alle ore 16:42.

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Tra i 1.007 «grandi elettori» chiamati a eleggere il nuovo capo dello Stato dal 18 aprile ci sarà un "intruso". Per la prima volta, infatti, del trio che ciascuna Regione invia a Roma (a eccezione della Valle d'Aosta che esprime un solo nome) farà parte un delegato che non è un consigliere regionale. Se la previsioni della vigilia verranno confermate, per la Toscana a varcare il portone di Montecitorio - dove si terrà la seduta comune del Parlamento, unico caso in cui è prevista l'integrazione di rappresentanti locali - ci sarà oltre al governatore toscano e un esponente dell'opposizione di centrodestra, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, al quale il presidente del Consiglio regionale Monaci "cederebbe" il suo posto (ufficialmente per motivi di salute).

L'articolo della Costituzione da interpretare
«L'articolo 83 della Costituzione - spiega il costituzionalista Francesco Clementi - parla di "tre delegati per ogni Regione". Delegati, non eletti. Quindi i requisiti per essere indicato come grande elettore di una regione sono solo due: la residenza nella regione che si rappresenta in Parlamento e il godimento dei diritti civili e politici». Porte aperte anche a chi non siede nel consiglio regionale e quindi al sindaco fiorentino? Per alcuni la risposta è negativa. «Renzi non ha i titoli» dice il costituzionalista Piero Alberto Capotosti. «Non è un caso che finora non sia mai andati al di fuori dei consigli regionali». L'interpretazione del presidente emerito della Corte costituzionale si fonda sempre sull'articolo 83, laddove si dice che l'elezione dei delegati deve avvenire «in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze». «Di quale minoranza si parla? L'unica minoranza possibile è quella del consiglio regionale e, quindi, dei consiglieri regionali. Questa è per me l'interpretazione giuridicamente corretta e quella che finora è stata seguita. Ma naturalmente esiste un margine di opinabilità notevole». «Lo status maggioranza e minoranza si determina in ragione dell'elezione dei delegati. Che acquistano quello status nel momento in cui sono eletti - ribatte Clementi -. Chi sostiene che al di fuori degli eletti del consiglio regionale non si dovrebbe scegliere sembra non voler valorizzare il dettato costituzionale che prevede un'elezione e non una semplice indicazione di delegati di maggioranza e minoranza».

Barbera: la scelta del sindaco è inconsueta ma legittima
«Mandare il sindaco del capoluogo a rappresentare la regione non è consueto ma certo non si tratta di una forzatura» è l'opinione di Augusto Barbera, professore di diritto costituzionale all'Università di Bologna e più volte parlamentare. «Ricordo che già sul finire degli anni 70 si pose questo problema tra i costituzionalisti e si arrivò alla conclusione che la rappresentanza deve riguardare la comunità regionale, di cui il sindaco della città è certamente parte». «Finora - insiste Clementi - è prevalsa un interpretazione della Carta cieca alle Autonomie. La Costituzione ci dice invece che la Repubblica è espressione di pluralismo sociale e istituzionale, è più della sommatoria dei parlamentari e dei consiglieri regionali, è il corpo composito ed espressivo di cui si parla nell'articolo 114: "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato"».


Il vecchio e il nuovo Statuto della Regione Toscana
«La scelta dei delegati è stata finora governata da convenzioni costituzionali: si è scelto sempre tra i titolari di cariche istituzionali all'interno della Regione - osserva Massimo Luciani, professore di Diritto costituzionale alla Sapienza di Roma -. Ma non essendoci specifiche norme costituzionali si lasciano aperte altre possibilità». Che qualcuno dentro il Partito democratico ha deciso di sfruttare per permettere a Renzi di essere presente e "guidare" la sua pattuglia parlamentare (una cinquantina tra deputati e senatori). «Nel vecchio Statuto della regione Toscana - segnala ancora Luciani - si diceva che il rappresentate andava scelto in seno al consiglio regionale. Nel nuovo Statuto è scomparso ogni riferimento esplicito. Quindi le possibilità sono ampliate». E Renzi può acquistare un biglietto per la Capitale. «Si ricordi però che è un seggio elettorale - è la "raccomandazione" di Barbera - e quindi nessuno può prendere la parola. Il confronto può esserci solo in riunioni all'interno di ciascun gruppo». E quelle del Partito democratico promettono di essere molto agitate.

twitter@riccferr

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