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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2013 alle ore 08:53.

Pier Luigi Bersani non cambia linea. «Ci vuole un Governo, certamente. Ma un Governo che possa agire univocamente, che possa rischiare qualcosa, che possa farsi percepire nella dimensione reale, nella vita comune dei cittadini. Non un Governo che viva di equilibrismi, di precarie composizioni di forze contrastanti, di un cabotaggio giocato solo nel circuito politico-mediatico». Così il segretario del Pd , in una lettera a Repubblica, sgombera il campo dalle ipotesi di governissimo, perché altrimenti «predisporremmo solo il calendario di giorni peggiori». Nella lettera inviata per rispondere all'editoriale di ieri di Eugenio Scalfari, Bersani ringrazia per il contesto «amichevole e rispettoso» delle critiche del fondatore del giornale e nota che le stesse critiche si fanno sentire «anche in contesti ben meno amichevoli», denunciando «una sorta di puntiglio bersaniano».
Veltroni: salviamo il Pd
Un chiarimento che giunge dopo l'apertura di Dario Franceschini, ex capogruppo del Pd, a un dialogo con il Pdl. Interviene anche Walter Veltroni, anche lui con una lettera al quotidiano. È «irresponsabile chi parla di scissioni del Pd», scrive, mentre bisogna invece pensare «al bene del Paese. Salviamo il Pd. È stato il sogno della mia vita politica e sono convinto che una crisi di quel progetto precipiterebbe il paese nell'egemonia di populismi vari, cioè lo avvicinerebbe alla sua crisi definitiva».
Bersani: io ci sono, se sono utile
«La proposta che ho avanzato assieme al mio partito (Governo di cambiamento, convenzione per le riforme) non é proprietà di Bersani - ricorda il leader Pd - ripeto quello che ho sempre detto: io ci sono, se sono utile. Non intendo certo essere di intralcio. Esistono altre proposte che, in un Paese in tumulto, non contraddicano l'esigenza di cambiamento e che prescindano dalla mia persona? Nessuna difficoltà a sostenerle! Me lo si lasci dire: per chi crede nella dignità della politica e conserva un minimo di autostima, queste sono ovvietà! È forse meno ovvio ribadire una mia convinzione profonda, cui farei fatica a rinunciare. Il nostro Paese é davvero nei guai. Si moltiplicano le condizioni di disagio estremo e si aggrava una radicale caduta di fiducia. Ci vuole un Governo, certamente. Ma un Governo che possa agire univocamente».
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