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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 08:10.

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Continua quello che molti osservatori considerano il bluff atomico di Pyongyang ma che le diplomazie di Mosca, Londra, Berlino, nelle dichiarazioni ufficiali, non prendono affatto sotto gamba. E che Pechino ha già stoppato pubblicamente con il presidente Xi Jinping che domenica, a un meeting fra leader internazionali, ha ammonito «nessuno può creare caos nella regione per un tornaconto personale». Dopo le preoccupazioni manifestate da Seoul che vi sarebbe un quarto missile in preparazione, la Corea del Nord esorta oggi gli stranieri presenti in Corea del Sud a lasciare il Paese, riferisce l'agenzia ufficiale Kcna. La notizia giunge a poche ore daun segnale di tensione chiaro che colpisc eil sombolo della collaborazione economica e politica fra le due Coree, ancora formalmente in guerra dal 1953: i 53mila lavoratori nordcoreani del distretto a sviluppo congiunto di Kaesong, questa mattina, non si sono presentati al lavoro, secondo quanto riferito dall'agenzia sudcoreana Yonhap. Ieri il governo di Pyongyang aveva detto di voler temporaneamente sospendere le operazioni nella zona e sembra che alle parole siano seguiti i fatti: l'impianto è chiuso.

Pyongyang, che ha recentemente installato due missili a medio raggio sulla costa orientale, ha annunciato venerdì scorso che non avrebbe più potuto garantire la sicurezza delle missioni diplomatiche nella capitale a partire dal 10 aprile. Nessun paese con una presenza diplomatica a Pyongyang ha tuttavia ritenuto necessario per ora evacuare il personale. I comunicati ufficiali comunque parlano chiaro: «La penisola coreana va verso una guerra termonucleare» dice il Comitato nordcoreano per la pace in Asia Pacifico. «In caso di guerra non vogliamo che gli stranieri che vivono in Corea del Sud siano esposti» aggiunge il comitato, espressione della propaganda del regime comunista, che ha quindi invitato «tutte le organizzazioni straniere, aziende e turisti ad intraprendere iniziative di evacuazione».

Nel frattempo arriva una mossa ddel Giappone, altro alleato degli Stati Uniti, interlocutore ultimo delle minacce nordcoreane. Il ministero della Difesa giapponese ha sistemato batterie anti-missile Patriot Advanced Capability-3 (Pac3) nel quartier generale di Ichigaya, nel centro di Tokyo, e in altri punti dell'area metropolitana (Asaka e Narashino). La mossa, decisa dal ministro Itsunori Onodera, punta a "neutralizzare" eventuali lanci balistici da parte della Corea del Nord, possibili - secondo Seul - intorno al 10 aprile. Tokyo ha anche sistemato due cacciatorpedinieri con standard Aegis, dotati di missili intercettori, nel mar del Giappone.

Il G8 dei ministri degli esteri di domani e dopodomani a Londra, respingerà il comportamento provocatorio della Corea del Nord, annuncia intanto il portavoce del ministero degli Esteri russo Alexander Lukashevich sottolineando che Mosca condivide le preoccupazioni dei partner. «Siamo solidali con gli altri partner nel rifiutare la linea provocatoria e bellicosa di Pyongyang», ha spiegato in un'intervista all'agenzia di stampa statale Ria, pubblicata sul sito web del ministero. «Allo stesso tempo - ha aggiunto - non dobbiamo rinunciare agli sforzi politici e diplomatici».

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