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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 11:35.

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Prezzi negativi ad Atene. Non accadeva da due anni ed è l'effetto di quello che gli economisti chiamano "svalutazione interna" (cioè quel fenomeno che opera in mancanza della possibilità di svalutare la moneta), per recuperare competitività, attuata con la dolorosa riduzione di salari e pensioni. Così l'indice dei prezzi al consumo della Grecia ha fatto registrare in marzo una flessione dello 0,2% su base annua, un evento di prezzi negativi che non si registrava da due anni. Insomma dall'inflazione alla deflazione.
Lo rivelano i dati pubblicati dall'ufficio nazionale di statistica della Grecia. L'ultima volta che l'inflazione a livello di consumo era calata su base annuale era stata due anni fa e se si vuole tornare ancora più indietro occorre tornare al fatidico maggio del 1968, quello della contestazione studentesca ma che ad Atene corrispondeva al secondo anno al potere della giunta dei colonnelli (1967-1974). Allora i prezzi erano calati dello 0,3% prima di tornare a crescere il mese successivo quando si registrò un +0,5% tendenziale.
Il dato è importante perché, in prospettiva, sarà più conveniente andare in vacanza in Grecia o comprare casa sulle isole dell'Egeo quest'anno se il fenomeno, ben inteso, come è probabile, continuerà nei prossimi mesi.

L'economia greca è entrata nel sesto anno di recessione consecutiva, la produzione industriale a febbraio si è contratta del 3,9%. Tutti segnali che non potevano che portare al calo dei prezzi al consumo che invece restavano artificialmente alti a causa di una sorta di "monopolio" nel sistenma distributivo che manteneva artificalmente alti i prezzi (come quelli di Londra o Parigi) anche in presenza di calo della domanda interna. Il Governo socialista di George Papandreou prima e quello conservatore di Antonis Samaras poi, sono riusciti con coraggiose politiche di liberalizzazioni, suggerite a suo tempo dal consulente Tommaso Padoa-Schioppa, a deregolamentare il settore dei servizi e dell'accesso alle professioni liberali, in particolare l'autotrasporto, i taxi, e la distribuzione al dettaglio. Così sono riusciti ad abbattere i prezzi che non scendevano anche in presenza di calo della domanda.

In qualche modo il segnale della deflazione in Grecia, negativo perché significa un calo dei consumi e una soffrenza nella crescita, indica anche un recupero di competitività del Paese mediterraneo che faticosamente sta uscendo con immensi sacrifici della popolazione dalla secche di un'economia drogata da decenni caratterizzata dal credito facile e dai conti pubblici truccati.

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