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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2013 alle ore 07:42.

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DUBLINO - Rimettere in careggiata il progetto di unione bancaria. E' questo l'obiettivo che la presidenza irlandese dell'Unione tenterà tra oggi e domani di raggiungere durante un incontro dei ministri delle Finanze (in cui si parlerà anche del salvataggio di Cipro e di lotta all'evasione fiscale). Ci saranno assicurazioni e conferme, ma il timore di molti osservatori è che i negoziati, lenti e faragginosi, stiano portando alla nascita di una unione bancaria ricca di discrezionalità nazionali, ben poco omogenea.

Almeno due i temi che verranno discussi qui a Dublino. Il primo è quello del trasferimento della vigilanza bancaria dagli stati membri alla Banca centrale europea. Un accordo è stato trovato tra Consiglio e Parlamento, ma alla fine di marzo al momento del benestare finale da parte dei governi, la Germania ha sollevato quattro punti, che verranno riproposti oggi dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, tra cui quello di una netta separazione tra politica monetaria e sorveglianza creditizia.
Schäuble chiederà che al testo legislativo venga associata una dichiarazione che prevede la modifica dell'articolo 127.6 dei Trattati perché sancisca chiaramente la separazione tra le due funzioni. A molti governi questa richiesta non piace. C'è chi teme che seguendo questa strada si possano incitare dubbi giuridici e cause giudiziarie. "La questione è delicata – dice un diplomatico europeo –. Speriamo di non trovarci dinanzi a un intoppo molto arduo da superare".

Un altro tema che verrà discusso è quello relativo alla proposta della Commissione di creare fondi nazionali di risoluzione delle banche in crisi. Il principio è che questi fondi collaborino tra loro sulla base di regole comuni, in attesa che venga creato a un certo punto un fondo unico di risoluzione degli istituti di credito. Si discute però sul grado di discrezionalità dei governi di escludere o meno alcuni depositi dall'obbligo di contribuire alla eventuale ristrutturazione della banca in difficoltà.
La stessa pressione per maggiore discrezionalità nazionale è emersa nel pacchetto di norme sui requisiti patrimoniali (noto con l'acronimo CRD4). L'idea di chiedere il contributo dei depositanti alla ristrutturazione delle banche di Cipro non sta solo indebolendo le banche più fragili in giro per l'Europa. "Per molti versi – spiega un alto responsabile europeo – giustifica la scelta di alcuni paesi di andare per la propria strada quando si tratta di proteggere i propri investitori o correntisti".

Ormai, la segmentazione del mercato bancario è una realtà. A questi segnali negativi, si aggiunge quello relativo alla riforma bancaria sulla quale il commissario al mercato interno Michel Barnier sta lavorando, immaginando la separazione tra banche d'investimento e banche al dettaglio. Nel frattempo sia Parigi che Berlino hanno presentato i propri progetti di riforma dei sistemi bancari nazionali. Tentando di influenzare il progetto comunitario, o peggio di svuotarlo di significato?
La presidenza irlandese vuole che l'Ecofin di oggi e domani a Dublino sia l'occasione per rilanciare l'idea di unione bancaria, tanto più che un altro aspetto rimane incerto: la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del Meccanismo europeo di stabilità (ESM), messa in dubbio dal presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Proprio la ricapitalizzazione diretta delle banche è la ragione per il trasferimento della vigilanza alla Bce, pur di spezzare il circolo vizioso tra bilanci sovrani e bilanci bancari.

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