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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2013 alle ore 15:39.

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Tosi scortato dai Carabinieri per evitare i contestatori. (LaPresse)Tosi scortato dai Carabinieri per evitare i contestatori. (LaPresse)

Lega ad altissima tensione dopo che venerdì sera si era sparsa la notizia di una scissione ad opera di Umberto Bossi, poi smentita dal diretto interessato. Al consiglio nazionale della Liga veneta, a Padova, sono volati spintoni e ceffoni tra i militanti e alcuni componenti del consiglio nazionale veneto, che ha decretato 35 espulsioni per le intemperanze dei filo-bossiani a Pontida e le contestazioni sul territorio. Insulti di ogni genere sono partiti all'indirizzo del segretario nazionale della Liga veneta Flavio Tosi, sindaco di Verona, e alle persone a lui più vicine, come Leonardo Muraro e agli assessori veneti Daniele Stival e Marino Finozzi.

I militanti hanno approfittato dell'uscita del governatore Luca Zaia per entrare nella sede. «In consiglio pur non avendo diritto di voto ma come ospite in qualità di governatore del Veneto - detto Zaia - ho fatto presente che c'era una gradualità di opzioni: dal richiamo, alla lettera, fino all'espulsioni. Ho invitato il Consiglio ad accogliere questa mia proposta ma non è stata accolta».

Il governatore ha fatto quindi appello «a tutti coloro, da una parte e dall'altra, che credono ancora ai valori della Lega affinché, a mente fredda, si possa trovare una soluzione di civile convivenza e di rispetto delle idee altrui sotto lo stesso tetto della Lega». Secondo Zaia, «solo così, con la Lega compatta, potremmo tornare a dare doverose risposte alla nostra gente e ai loro problemi. Che nulla hanno a che vedere - ha osservato - con le sterili polemiche della politica e porre fine a questa indecorosa pagina di storia che stiamo scrivendo».

Sarà. Intanto Tosi è uscito dalla sede rincorso dai militanti tra insulti e tentativi di aggressione. «Vattene traditore, hai distrutto la Lega», hanno gridato gli «espulsi», ulteriormente indignati dalle condizioni dell'ex segretario della Lega di Venezia, Pizzolato, colpito al viso (è stato curato e gli è stato riscontrato un trauma cranico), che giaceva a terra di fronte all'ingresso mentre il personale sanitario gli stava prestando soccorso. La segreteria di Venezia (sede in centro a Mestre) è stata commissariata da Tosi qualche mese fa e nel pomeriggio sono state esposte bandiere a lutto. Nella sede padovana della Lega sono poi arrivati i carabinieri e hanno verbalizzato quanto accaduto.

Roberto Maroni, in contemporanea, da Trieste, ha minimizzato: «C'è un consiglio nazionale in Veneto, come tanti, quindi nessun problema». Poi il segretario federale ha aggiunto: «Se c'è qualcuno che protesta perché ha perso il posto in Parlamento, a questi dico che non c'è nessun diritto naturale a essere parlamentare per sempre». Secondo Maroni «c'è una Lega sola, la Lega Nord, con un progetto ben chiaro e definito, con tanta gente che ha voglia di fare». Al contrario. «C'è qualcuno che ha voglia di disfare, pochissimi, e questi sono accompagnati fuori».

Intanto anche Bossi è tornato a farsi sentire. «La Lega non sarò io a romperla», ha detto, intervistato dal Tg regionale della Lombardia. Ma la scissione ventilata, la visita di venerdì sera dal notaio? Bossi ha replicato: «Chiedete a Leoni, è andato lui mica io dal notaio, per un giornale di una associazione culturale».

Quanto alla proposta di espulsione nei confronti dell'ex capogruppo alla Camera, Marco Reguzzoni, avanzata dal consiglio della Lega lombarda e poi sospesa, «non lo so, deve passare dalla commissione» di Disciplina e Garanzia «in cui siamo io, Maroni e Calderoli, e quindi l'affronteremo. Qui si fa una tempesta in un bicchier d'acqua». Reguzzoni, ha aggiunto il presidente federale della Lega Nord, «ha tante risorse, è associato alla Lega da tantissimo tempo e non si può buttarlo fuori così semplicemente».

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