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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2013 alle ore 20:20.

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Quasi quattro miliardi e mezzo. È la cifra sborsata direttamente dagli italiani nel 2012 per curarsi nelle strutture del Servizio sanitario nazionale e acquistare i medicinali (quelli rimborsati in larga parte dal Ssn). Un trend in crescita, visto che, come si legge nel preconsuntivo 2012, nei soli ambulatori e ospedali pubblici si è registrato un +13 per cento.
E che potrebbe diventare un vero e proprio salasso il prossimo anno, visto che sono in arrivo altri 2 miliardi di euro da reperire con la compartecipazione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini, in base all'ultima manovra Tremonti.

Il ministro della Salute Balduzzi: allarme ticket
Un'ipotesi, quest'ultima, «insostenibile», ha ribadito il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ricordando di avere da tempo sollevato il problema e sottolineando che sarà «una delle prime decisioni che dovrà prendere» il prossimo esecutivo. «Quello sui ticket - aggiunge Balduzzi - è un allarme che ho lanciato da tempo». Sul tavolo, il governo che verrà si troverà le ipotesi elaborate in questi mesi: si è parlato soprattutto di un sistema di ticket-franchigia, sulla base dell'Isee, ma poi la situazione politica, e la sostanziale rottura con le Regioni causa tagli, non ha consentito di andare avanti.

I ticket che già pagano i cittadini, secondo i report 2012 (4,4 miliardi è la cifra totale) sono tutti cresciuti: per i farmaci ci si è attestati su una spesa "out of pocket" di circa 2 miliardi. Altri 755 milioni sono stati spesi per visite ed esami fatti nelle strutture private ma convenzionate con il Servizio sanitario. E oltre un miliardo e mezzo (nel 2011 1,3 miliardi) è stato versato in ambulatori e ospedali pubblici, per accessi al Pronto Soccorso e specialistica.

Introiti incerti per il «super-ticket»
Su quest'ultima voce ha pesato anche l'introduzione del cosiddetto «super-ticket», una quota fissa di 10 euro per ricetta: quando se ne faceva carico, lo Stato finanziava le Regioni per 836 milioni di euro.
Nelle casse pubbliche, come si legge nel preconsuntivo 2012, sono entrati lo scorso anno 166 milioni di euro in più rispetto al 2011 (in cui la misura è stata in vigore da metà anno) dalle strutture pubbliche e 103 milioni dagli ambulatori privati accreditati.
Ma è difficile capire quanto effettivamente sia entrato nelle casse pubbliche con questo nuovo balzello (introdotto nel 2007, sempre coperto e infine entrato in vigore solo con la manovra di metà 2011): innanzitutto perché, spiegano gli esperti, in parte alcune Regioni hanno fatto diversamente (come ad esempio il Veneto, che l'ha modulato in due fasce di reddito, il Piemonte che ha rimodulato tutti i ticket per prestazione, così come la Lombardia, che ha comunque fissato l'aggravio al 30% del valore della ricetta).

Inoltre, c'è il fenomeno "non calcolabile" della "fuga" verso il privato-privato, che certo, si traduce in un minore aggravio di spesa per il pubblico ma che, avverte il ministro rischia di compromettere «le caratteristiche proprie del nostro sistema, l'universalità e la globalità della copertura».

Cittadinanzattiva: i ticket contribuiscono a smantellare la sanità pubblica
I ticket sono «tasselli verso lo smantellamento del servizio pubblico» teme Cittadinanzattiva che ha registrato nell'ultimo anno «fenomeni preoccupanti» come la rinuncia alle cure da parte di molti cittadini ma anche «la spinta di molti verso il privato».

E a chiedere a gran voce che sia eliminata l'ipotesi che si «scarichino sui cittadini» altri costi è la Cgil, che invita il nuovo governo, quando ci sarà, prima di tutto a cancellare la norma e in seconda battuta a rivedere l'intera partita del finanziamento della sanità pubblica.

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