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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 18:11.

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Serbia e Kosovo hanno raggiunto l'accordo sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi. A 14 anni dalla guerra - l'ultima nella violenta dissoluzione dell'ex Jugoslavia - e dall'intervento della Nato contro il regime serbo di Slobodan Milosevic, le delegazioni di Belgrado e Pristina hanno chiuso con una firma a Bruxelles il decimo round di negoziati. L'accordo apre la strada alla Serbia per l'ingresso nell'Unione europea.

La conclusione positiva dei negoziati è stata confermata dall'alto rappresentante della politica estera dell'Unione europea Catherine Ashton.«I negoziati si sono conclusi, il testo è stato siglato da entrambe le parti», ha annunciato la Ashton uscendo dalla sede dell'Eeas, il servizio diplomatico comunitario, dove si sono tenuti i negoziati. E prima di spostarsi alla Nato insieme alle due delegazioni ha aggiunto: «Voglio congratularmi con entrambe le parti per la determinazione dimostrata in questi mesi e per il coraggio che hanno avuto i leader di Serbia e Kosovo. Quel che vediamo ora è un passo che allontana dal passato e che avvicina all'Europa». Le delegazioni della Serbia guidata dal premier Ivica Dacic e quella del Kosovo con il premier Hashim Taci hanno risolto anche gli ultimi contrasti sotto la mediazione dell'Europa. Ora i due leader dovranno sottoporre il testo dell'intesa ai loro parlamenti nazionali.

La guerra e lo status del Kosovo
Dopo la guerra del 1999 il Kosovo, una delle componenti della dissolta Jugoslavia, è diventato un territorio amministrato dall'Onu e si è dichiarato indipendente nel 2008. Ha ricevuto il riconoscimento da 99 dei 193 Paesi che fanno parte dell'Onu e di 22 dei 27 Paesi membri dell'Unione europea. La Serbia ha sempre dichiarato che «mai riconoscerà il Kosovo come Stato autonomo e indipendente».

«Questa è una bozza di accordo che dovrà essere approvata o respinta nei prossimi giorni. Certo è un testo molto più positivo per la nostra parte di quelli che abbiamo visto finora», ha commentato Dacic. Mentre Taci ha sottolineato che si tratta della «migliore soluzione possibile, anche se purtroppo non potrà rendere felici tutte le persone nei nostri Paesi».

Prima dell'inizio del decimo round di negoziati con Pristina oggi a Bruxelles, la delegazione serba aveva incontrato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen chiedendo garanzie perché nel Nord del Kosovo - a maggioranza di popolazione serba - non vengano in alcun modo dislocati reparti di un futuro esercito kosovaro. I serbi del Nord del Kosovo avevano messo in guardia la delegazione serba dal firmare un accordo contro i loro interessi e contro gli interessi dello Stato serbo. E ora chiedono un referendum per decidere se stare con la Serbia o il Kosovo. Dei circa due milioni di abitanti del Kosovo, a stragrande maggioranza di origine albanese, i serbi sono circa 120mila, 50mila dei quali residenti vicini al confine con la Serbia.

La soddisfazione di Unione europea e Nato
«Sono fiducioso, l'accordo è un grande passo avanti per la sicurezza e la pace nella regione», ha detto Rasmussen dopo la firma dell'intesa a Bruxelles, soddisfatto per l'obiettivo raggiunto anche con il «contributo» dell'Alleanza atlantica. Rasmussen ha assicurato che la Nato «continuerà a garantire la sicurezza in Kosovo» con la «Kfor pronta a supportare l'applicazione dell'accordo».

L'accordo con il kosovo apre alla Serbia - da un anno Paese candidato all'ingresso nella Ue - la possibilità di dare inizio alla trattativa con Bruxelles per arrivare all'ingresso nell'Unione. Come aveva ricordato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, la normalizzazione delle relazioni tra Belgrado e Pristina era per l'Europa una condizione necessaria a qualsiasi ulteriore passo: «L'apertura dei negoziati di adesione alla Ue che la Serbia spera per questa estate verrebbe ritardata in mancanza di un accordo con il Kosovo», aveva chiarito Westerwelle al termine di un colloquio a Berlino con alcuni ministri kosovari. «Sono certo - aveva aggiunto - che le divergenze che ancora restano potranno essere superate dando prova di coraggio e determinazione».

L'intesa tra Serbia e Kosovo «segna un momento importante nelle relazioni tra la Serbia e il Kosovo così come in quelle con l'Unione europea», ha affermato il presidente Ue Herman Van Rompuy. «L'Europa vuole il successo di Serbia e Kosovo, sono riconfermate le prospettive europee per entrambi», ha detto ancora Van Rompuy invitando i due Paesi ad «attuare l'accordo senza scorciatoie» per arrivare a «risultati concreti».

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