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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 14:25.

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Stefano Rodotà e Beppe GrilloStefano Rodotà e Beppe Grillo

All'esortazione #TuttiaRoma fatta a caldo ieri da Beppe Grillo su Twitter poiché è "in atto un colpo di Stato" Stefano Rodotà ha prima risposto che "Il dissenso va espresso nelle sedi istituzionali". Ha poi aggiunto di essere sempre stato contrario alle marce su Roma così prendendo le distanze dal suo grande sostenitore per la corsa al Quirinale.

Altro che golpe per Rodotà la storica elezione bis di Giorgio Napolitano è una "vicenda a cui va riconosciuta legittimità democratica."Una presa di distanza chiara e netta riconducibile a un giudizio di certa rischiosità e imprudenza del fenomeno grillismo rilasciato dall'ex garante della privacy lo scorso luglio nel corso di un'intervista a "Left".

"Oggi - diceva Rodotà - vedo grandi pericoli. Il fatto che Grillo dica che sarà cancellata la democrazia rappresentativa perché si farà tutto in Rete, rischia di dare ragione a coloro che dicono che la democrazia elettronica è la forma del populismo del terzo millennio. Queste tecnologie vanno utilizzate in altri modi". Tra i due non c'è mai stata una certa sintonia anzi il costituzionalista figurava nella black list di Grillo poiché anche lui ritenuto uno della casta, un pensionato d'oro, un'impresentabile per il leader genovese come scriveva un anno prima sul suo blog nel luglio 2011: "Ogni parlamentare che non rinunci al diritto di percepire la pensione acquisita dopo una sola legislatura sia maledetto".

Proseguiva con i nomi di chi percepisce un'ottima pensione (lorda) grazie ai contribuenti tra cui spiccava Stefano Rodotà con 8.455 euro. Non è certo una novità che all'epoca Rodotà entrato in Parlamento nel 1979 e quindi politico di lungo corso non godesse di considerazione dal Movimento semmai è un mistero come pur avendo certe caratteristiche sia poi diventato per il M5S espressione del rinnovamento, così rientrando tra i dieci candidati alla Presidenza e non tra i " Dieci piccoli indiani", il libro della Christie sempre citato da Grillo.

Si obietterà che il suo nome non venga dall'ex comico ma sia uscito dalle Quirinarie, la consultazione dei grillini iscritti che si è svolta in rete per indicare i candidati alla Presidenza della Repubblica. Uscito non in prima battuta ma subentrato solo dopo la rinuncia di Milena Gabbanelli e di Gino Strada, senza esplicitare il numero delle preferenze effettivamente ottenute. Comunque può accadere che si cambi idea e valutazione sulle persone anche da parte di Grillo così come ha cambiato idea sulla chiamata a manifestare a Roma e annullata per senso di responsabilità. È nella natura dei movimenti che sia tutto in movimento e cambiamento: "grande è lo confusione sotto il cielo dunque la situazione è eccellente" così sembrerebbe.

Peccato che ci sia una tale situazione di crisi che tirare in ballo, anche se non è un'esclusiva di Grillo ma un topos della politica, un "golpettino istituzionale e furbetto" e dire che quella auspicata non è una marcia ma solo una "calata a Roma", rischia di confondere un Paese già disorientato.

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