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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2013 alle ore 21:42.

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In una città invasa dall'immondizia, stamattina è arrivata la prevedibile decisione del tribunale di Palermo: l'Amia, la ex municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, interamente partecipata dal Comune di Palermo, è fallita. Dopo anni di commissariamento, durante i quali l'azienda ha continuato a perdere mediamente 2,5 milioni al mese (i debiti accumulati nell'ultimo decennio ammonterebbero a circa 180 milioni), la strada del fallimento si è rivelata l'unica possibile.

Il sindaco Leoluca Orlando convoca una conferenza stampa e chiede scusa alla città, annunciando che la raccoltà continuerà e che sarà trovata una soluzione per dare continuità lavorativa ai 2.252 dipendenti, in stato di agitazione da settimane. Ricordando che nel 2000 aveva lasciato i conti in ordine, Orlando attacca la precedente amministrazione e la dirigenza della società.

"Chiedo scusa ai palermitani per la vergogna alla quale sono stati sottoposti - ha detto il sindaco -. È la più grande azienda italiana tra le partecipate dagli enti locali che fallisce. Siamo molto rammaricati, perchè 12 anni fa era una delle aziende più evolute. Gli anni successivi sono stati caratterizzati dalla mala gestione e dalle ruberie, decretate anche da procedimenti penali in corso. Abbiamo avuto amministratori assolutamente inadeguati a svolgere il loro compito. Nei tre anni di gestione commissariale si sono accumulati 90 milioni di euro di debiti".

Durante la notte, ormai da settimane, cittadini esasperati bruciano cassonetti in tutti i quartieri della città, soprattutto nella periferia, dove i cumuli di spazzatura invadono intere carreggiate bloccando il transito delle auto.

Una situazione drammatica, che potrebbe aggravarsi ulteriormente dopo il 15 giugno, quando scadrà l'esercizio provvisorio concesso dal tribunale. Superata quella data, una delle possibilità, spiega Orlando, potrebbe essere, compatibilmente anche con le decisioni della curatela fallimentare, la gestione diretta dell'Amia da parte del Comune. "Siamo pronti - ha detto il sindaco - ad assumerci questa responsabilità. La requisizione dell'azienda, da parte del Prefetto, è una delle soluzioni possibili. Le valuteremo tutte prima di prendere una decisione".

Al fallimento dell'azienda si aggiunge anche la critica situazione della discarica di Bellolampo, dove la quinta vasca ha quasi esaurito la sua capienza e si attende, per i prossimi mesi che sia disponibile la sesta, attualmente in fase di costruzione. (Ansa).

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