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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2013 alle ore 16:08.

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PARIGI - «Il matrimonio viene stipulato da due persone di sesso diverso o dello stesso sesso». È questa la nuova versione dell'articolo 143 del codice civile che fa della Francia il quattordicesimo Paese al mondo ad aver legalizzato il matrimonio tra gay e lesbiche. Anche se per la celebrazione della prima unione tra omosessuali bisognerà aspettare ancora un po', probabilmente un paio di mesi. Dopo il via libera parlamentare, sul tema deve infatti pronunciarsi la Corte costituzionale, anche se il suo disco verde viene dato per scontato.

Si chiude quindi una vicenda che dal momento del varo del progetto di legge da parte del Consiglio dei ministri, il 7 novembre scorso, è durata cinque mesi e ha profondamente diviso il Paese. Ben più di quanto non avesse previsto François Hollande, che aveva inserito questo punto al numero 31 delle sue 60 promesse elettorali. Non tanto sul matrimonio – sul quale, stando ai sondaggi, è favorevole il 66% dei francesi – quanto sull'automatico diritto all'adozione che porta con sé: il 53% della popolazione sarebbe contraria.

E probabilmente Hollande non aveva neppure previsto che il movimento ostile al «matrimonio per tutti» si sarebbe solidamente installato nel panorama politico francese. Coagulando, su una riforma di società così delicata, l'opposizione a un presidente che ha appena battuto il record di impopolarità del suo predecessore Sarkozy.

Rispetto ai Pacs (i Patti civili di solidarietà), che da 14 anni riconoscono in Francia le unioni tra omosessuali (e, ovviamente, tra eterosessuali che non intendono sposarsi), il matrimonio rappresenta un passo avanti importante sul fronte dei diritti: consente di acquisire il cognome del partner, prevede la possibilità di optare per la comunione dei beni; in caso di decesso di un componente della coppia, il partner eredita e diventa titolare della pensione di reversibilità. Ma soprattutto la coppia può, appunto, adottare. Come peraltro in quasi tutti i 13 Paesi (con la sola eccezione del Portogallo) che hanno già legalizzato il matrimonio omosex (e in altri, come Germania, Gran Bretagna e Israele, che ancora non l'hanno fatto).

La legge non prevede invece la possibilità di ricorrere alla procreazione assistita (per le lesbiche), che Hollande aveva preannunciato ma che è stata per il momento rinviata a un ulteriore provvedimento, e alla gravidanza surrogata (l'utero in affitto). È però possibile riconoscere i figli nati in questo modo in Paesi la cui legislazione lo consente (Belgio o Spagna, per esempio).

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