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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 12:06.

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Si fa sempre più solido l'asse tra Australia e Cina. Stamane la Banca centrale australiana ha annunciato di aver ottenuto l'ok della People's Bank of China per investire il 5% delle sue riserve valutarie in titoli di Stato cinesi. Considerando che nei forzieri di Sydney ci sono circa 48 miliardi di dollari di riserve, si tratta di una scommessa da quasi 2,5 miliardi.

«La decisione di investire in Cina - ha spiegato il vicegovernatore Philip Lowe - è importante perché riflette le sempre più ampie relazioni economiche e finanziarie tra i due Paesi». Poche settimane fa il primo ministro australiano, Julia Gillard, ha siglato un accordo da 30 miliardi di dollari con Pechino per rendere direttamente convertibili le rispettive monete negli scambi commerciali. Un'intesa che la Cina ha già concluso con altri Paesi asiatici e che ha il vantaggio di ridurre i costi per le imprese che fanno affari con Pechino.

L'interesse cinese per l'Australia è scolpito nei numeri. Nel quinquennio 2006-2011 gli investimenti cinesi sono cresciuti in media del 90% all'anno, un ritmo senza precedenti. E nei primi due mesi di quest'anno l'incremento è stato addirittura del 282 per cento. In prima fila sono soprattutto metalli e materie prime. Circa un terzo dell'export australiano è diretto in Cina. Un rapporto che con questa intesa è destinato a crescere ancora.

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