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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2013 alle ore 13:11.

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Rinunciare al gonfalone e al palazzo municipale e quindi a sindaco, assessori, consiglieri e segretari comunali? No mai. In barba ai possibili risparmi, alla lotta agli sprechi e anche agli incentivi che lo Stato mette sul tavolo le fusioni tra mini-comuni - spesso con poche centinaia di abitanti - non decollano. Secondo l'Istat in dieci anni - dal 2001 a fine 2011 - ci sono stati solo cinque "matrimoni" riusciti. E in diversi casi i cittadini interpellati con il referendum hanno detto no alle unioni. L'ultimo in ordine di tempo è quello pronunciato dall'Isola d'Elba dove domenica scorsa i circa 30mila abitanti hanno scelto di tenersi stretti i loro otto Comuni e la schiera di amministratori (8 sindaci, 44 assessori, 124 consiglieri) e la burocrazia che ne consegue (bilanci separati, piani regolatori, regolamenti, ecc.). Senza contare che nell'isola c'è anche l'ente che gestisce il parco dell'arcipelago toscano.

All'Elba quattro volte gli assessori che a Roma
Domenica scorsa gli elettori elbani hanno bocciato la richiesta di fusione tra i comuni di Portoferraio (11.641 abitanti), Campo nell'Elba (4.553), Rio Marina (2.235), Rio nell'Elba (1.170), Porto Azzurro (3.826), Marciana (2.208), Marciana Marina (1.946) e Capoliveri (3.764 residenti). I sì non hanno raggiunto il 40% e i no hanno superato quota 60 per cento. Questo significa che l'Elba continuerà a essere governata da 8 sindaci (alla guida di altrettante giunte), quarantaquattro assessori (uno ogni 700 abitanti) e 124 consiglieri (uno per ogni 250 residenti). Basti pensare che a Roma (2,5 milioni di abitanti) il sindaco Alemanno può contare su 11 assessori e 60 consiglieri (che diventeranno 48 con il prossimo sindaco che sarà eletto a fine maggio).

Solo cinque fusioni in dieci anni e il precedente di Ischia
Anche nell'isola di Ischia i circa 60mila abitanti, a giugno del 2011, hanno preferito non rinunciare ai loro sei comuni (Ischia, Casamicciola, Lacco Ameno, Forio, Serrara Fontana e Barano). Lì addirittura non si è raggiunto il quorum previsto per il referendum consultivo: alle urne c'è andato solo il 28% degli elettori. Ma è comunque chiaro che le fusioni - nonostante la possibilità di risparmiare sui costi della politica e gli incentivi previsti per chi le fa - non sono popolari. Secondo l'istat dal 2001 al 2011 ne sono state concluse solo cinque con la nascita di altrettanti nuovi comuni: San Siro, Gravedona ed Uniti, Comano Terme, Ledro, Campolongo Tapogliano. In rampa di lancio ci sono però altre fusioni: da quella dei comuni della Valle del Samoggia che avverrà nel 2014 a quelli toscani di Fabbriche di Vergemoli, Figline e Incisa Valdarno e Castelfranco Piandisco che al referendum di domenica scorsa – lo stesso dell'Isola d'Elba – hanno incassato il sì.

Italia in controtendenza rispetto all'Europa
Il nostro Paese tra l'altro sembra in controtendenza rispetto ad altri paesi europei, dove nell'ultima parte del Novecento si è deciso di tagliare sulle amministrazioni locali: in Danimarca sono passati da 1.388 a 275, in Belgio da 2.500 a 600, nel Regno Unito da 1.830 autorità locali si è scesi a 486. Secondo l'Istat il numero di comuni in Italia è invece diminuito da 8.101 del 2001 a 8.092 del 2011. La differenza di 9 comuni in meno è dovuta alla cessazione di 15 comuni e alla costituzione di 6 nuovi comuni, di cui 5 istituiti per fusione e 1 per cessione di territorio da altro comune (Baranzate).

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