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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2013 alle ore 18:00.
L'ultima modifica è del 26 aprile 2013 alle ore 10:44.

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La Lega apre alla fiducia
Ieri la prima giornata di consultazioni: Letta ha incontrato i rappresentanti delle principali forze politiche. Si profila una posizione di opposizione da parte di Sel, M5s, Fratelli d'Italia e Lega Nord, anche se Roberto Maroni convoca per domenica mattina una riunione straordinaria della segreteria politica della Lega Nord, per decidere la posizione del movimento, mentre Roberto Calderoli, in un'intervista a Tgcom24, lascia aperto uno spiraglio: non esclude che il Carroccio possa votare la fiducia al governo guidato da Enrico Letta, «valuteremo il programma», dice, ma chiarisce anche che si tratterebbe, eventualmente, di un appoggio esterno. Una posizione più definita è quella del Pdl. «L'incontro con Letta è andato benissimo», dice oggi il presidente del deputati, Renato Brunetta, a "Radio Anch'io".

Berlusconi: no a Saccomanni al Tesoro
Il Pdl, dunque, apre a un governo Letta: Silvio Berlusconi si dice fermo sulla volontà di non rinunciare alla sostanza del programma economico proposto, ma allo stesso tempo vuole evitare strappi: la restituzione dell'Imu, che nelle ultime ore ha acquisito un ruolo di primo piano nella trattativa, non è - spiega il Cavaliere - un totem e se il nuovo esecutivo farà propria la sostanza dell'agenda economica del centrodestra «il nome e cognome dei prossimi ministri non è certo un problema. Nessuno veto e nessuna richiesta da parte nostra». L'unico no pregiudiziale riguarda il dg di Bankitalia Fabrizio Saccomanni perché «abbiamo già dato con i tecnici». In un colloquio con Il Corriere della Sera fa un altro nome: «Allora c'é Brunetta, sarà incazzoso, ma é molto intelligente». Per sé Berlusconi ipotizza «un ruolo nella commissione per le riforme istituzionali».

Il Cavaliere: ministri giovani e donne
Il leader del Pdl fa il punto sull'incontro di ieri tra Letta e la delegazione del partito anche in un'intervista a Tgcom 24. «Sono stato lungamente al telefono con i miei - racconta Berlusconi -, mi hanno detto che le cose procedono bene e che non si é parlato di ministeri e di nomi ma delle cose da fare. Da parte del Presidente incaricato c'é stato un atteggiamento molto positivo e sono venuti via da questo incontro, che é durato quasi due ore, molto confortati». Così Silvio Berlusconi a Tgcom24. Nodi da sciogliere? «Non mi é parso che ci fossero problemi veri. Certamente - aggiunge il Cavaliere - non possiamo pretendere un accordo al 100% però li ho sentiti molto confortati e anche Brunetta era assolutamente convinto del buon esito dell'incontro. Ho sentito che da parte del Presidente della Repubblica c'é l'indicazione di membri del governo di nuova generazione con una notevole presenza di donne. Questo - continua Berlusconi - esclude il sottoscritto, che però non ha mai avuto la voglia di entrare lì. Se mi avessero chiamato a un impegno, dato che ho preparato io il programma della campagna elettorale, se ci fosse stato bisogno di me sarei stato a disposizione. Ma preferisco così».

Maroni, no ad Amato e Monti. Ipotesi Giorgetti presidente convenzione riforme
La Lega, dunque, con Calderoli non chiude alla fiducia, ma Maroni pone dei paletti. «Amato e Monti dentro il "nuovo" governo? Il giovane Letta non deve fare questo grossolano errore», scrive su Twitter, il segretario della Lega, Roberto Maroni. Intanto Giancarlo Giorgetti sarebbe in pole positon per la presidenza della Convenzione per le riforme. È la voce che si é diffusa con insistenza in ambienti parlamentari, anche del Carroccio. Sarebbe questo, fra l'altro, secondo fonti qualificate, l'auspicio del Colle che ha voluto il presidente della commissione Bilancio leghista della scorsa legislatura fra i dieci saggi che hanno traghettato il periodo che poi ha portato alla rielezione di Giorgio Napolitano a Capo dello Stato.

Il Ft: Letta punti sulle riforme politiche
Se Enrico Letta riuscirà a formare un governo, dovrà «essere realista sugli obiettivi che questo esecutivo potrà raggiungere», dando «priorità alle riforme politiche più che a un cambio delle politiche economiche». È quanto scrive il Financial Times in un editoriale non firmato - e quindi espressione della posizione dell'intera redazione - dal titolo: "Il momento di Enrico Letta". (An.C.)

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