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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2013 alle ore 06:37.

L'America Latina cresce. Avete appena completato l'aumento di capitale (6 miliardi) della cilena Enersis. Quando inizierete l'acquisto delle minoranze di questa società?
La crescita è il secondo obiettivo del piano. Passa attraverso investimenti nelle energie rinnovabili (6 miliardi di euro in gran parte fuori Italia) e nei Paesi del Sud America. L'aumento di Enersis, la più grande operazione di questo tipo in America Latina, è dedicato a sviluppare la presenza in quell'area geografica attraverso tre canali: la crescita organica, in mercati che ci portano 400mila nuovi clienti ogni anno, investendo in nuovi impianti usando i flussi di cassa e parte dei fondi dell'aumento; l'acquisto di minoranze per aumentare flussi di cassa e dividendi; eventuali operazioni di merger & acquisition. Alcune piccole operazioni di acquisto le abbiamo già fatte. Nei prossimi mesi porteremo a termine alcune trattative che abbiamo in corso.
La vostra preoccupazione maggiore non è la riduzione del debito, a quota 43 miliardi?
È appunto la terza priorità del piano. La riduzione del debito sarà realizzata con le cessioni e l'emissione di bond ibridi. Le società di rating ci valutano sotto diversi aspetti: il business, il rischio-Paese e il regolatorio. Negli ultimi anni, per effetto della crisi del debito sovrano, Italia e Spagna sono stati visti come Paesi a più alto rischio. A ragion veduta: basti pensare, come abbiamo detto, alle tasse che in questi due Paesi sono state imposte alle utility, sottraendo fondi agli investimenti per sostenere la crescita e gli azionisti. I Governi continuano a vedere il sistema elettrico come una fonte di cassa cui attingere.
Vi aspettate nuove tasse?
Ho i miei dubbi che esistano ulteriori margini. Siamo arrivati al limite massimo. Le misure fiscali e il calo di domanda in questi mercati hanno avuto un notevole impatto sul nostro bilancio e il nostro impegno ora è mantenerne la solidità. Seguendo il programma di dismissione e di rifinanziamento del debito con gli strumenti ibridi nei prossimi due anni, saremo in grado di mantenere l'investment grade di cui abbiamo bisogno per usare al meglio la leva finanziaria necessaria per continuare a crescere. Sinora abbiamo sempre mantenuto le promesse fatte al mercato ed è nostra ferma intenzione proseguire in questa direzione.
Annuncerete già quest'anno qualche dismissione o una tranche di bond ibridi?
Penso proprio di sì. Sui bond ibridi stiamo già lavorando, preparando la documentazione necessaria.
Il piano di dismissioni sembra orientarsi nell'Europa dell'Est in particolare. Senza escludere qualche pezzo pregiato nell'Unione europea, come la centrale termoelettrica belga di Marcinelle. Conferma?
Confermo solo il riserbo dovuto a queste operazioni. Ribadisco il fatto che saranno asset di due tipi: o partecipazioni in cui abbiamo una posizione di minoranza o asset la cui cessione non intacchi la strategia del gruppo e che potranno essere venduti con facilità in quanto hanno già dei compratori naturali.
Si parla anche di un disimpegno dal controllo dell'operatore ex monopolista slovacco Slovenske Elektrarne (SE), forte soprattutto nel nucleare.
Valgono le considerazioni di cui sopra. Posso solo osservare che proprio lì, in Slovacchia, stiamo costruendo due nuove centrali nucleari.
Il nucleare continua a rimanere strategico?
Sì. Per l'Enel il nucleare costituisce il 14% della produzione di energia elettrica. E lo consideriamo parte strutturale del nostro mix di generazione.
Rivedremo, o dovremo rivedere, anche il no all'atomo in Italia?
Un giorno chissà. Magari con una tecnologia più evoluta. Oggi sicuramente no, tenendo conto di due successivi referendum e anche dell'attuale eccesso di potenza di generazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATAIl calo dei consumi per settore43 miliardiIl debitoÈ il livello dell'indebitamento finanziario netto registrato a fine 2012
6 miliardiLe dismissioniÈ il piano di cessioni previsto dal gruppo entro la fine del 2014

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