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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2013 alle ore 20:42.

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Bjarni Benediktsson (Reuters)Bjarni Benediktsson (Reuters)

L'Islanda allarga il solco che la divide dall'Europa: il centro-destra euroscettico è tornato al governo, dopo solo quattro anni di opposizione a causa del ruolo avuto nella crisi del Paese. Ma dopo quanttro anni di austerità imposta dal governo di sinistra, si cambia di nuovo.

«Siamo pronti a guidare il governo», ha annunciato il leader 43enne del Partito dell'Indipendenza, Bjarni Benediktsson, che ora cercherà di dare vita a un governo di coalizione con il Partito del Progresso. I due partiti hanno infatti conquistato entrambi 19 seggi in Parlamento. Il risultato elettorale penalizza la coalizione di sinistra, al potere dal 2009, la cui politica di rigore ha stremato l'elettorato, e dovrebbe far svanire la candidatura dell'Islanda ad aderire all'Unione europea, lanciata nel 2009, a cui i due partiti usciti vincitori dalle urne sono contrari.

Con questo voto che ha punito la coalizione di centrosinistra, le cui ricette economiche ispirate all'austerità e al rigore - che hanno permesso all'isola di uscire dalla recessione, con un pil in salita e una disoccupazione in calo - non sono piaciute agli elettori. Altra grande novità è il successo elettorale del Partito dei Pirati, una sorta di movimento che propugna la libertà del web e che entra per la prima volta in un Parlamento nazionale

Alta l'affluenza con l'83% degli aventi diritto che si è recato alle urne. A brindare oggi sono i conservatori del Partito dell'Indipendenza (di destra) che hanno ottenuto il 26,7% dei consensi, guadagnando 19 seggi al Parlamento. Il suo leader, Bjarni Benediktsson, 43 anni, intende formare una coalizione di governo con i centristi del Partito del Progresso che hanno raccolto il 24,4% e che possono contare ugualmente su 19 deputati. Insieme arrivano a 38 seggi su un totale di 63. Ma le sinistre frenano su questa ipotesi e attende che si pronunci in merito il presidente. Saliti al potere nel 2009 dopo il fallimento delle grandi banche, e dopo avere lanciato nel 2009 la campagna di adesione all'Ue, l'Alleanza dei socialdemocratici e il Movimento di Sinistra-Verde si sono visti dimezzare i parlamentari: il primo partito è sceso al 12,9% e ha preso 9 seggi, mentre il suo alleato si è fermato al 10,9%, con 7 seggi.

Le vere e proprie novità sono rappresentate da "Avvenire radioso", movimento filo europeista che potrà contare su sei parlamentari avendo preso l'8,2%, ma in particolare il Partito dei Pirati che entra per la prima volta in un Parlamento nazionale con 3 deputati dopo avere ricevuto il consenso del 5,1% degli islandesi. La galassia dei movimenti dei Pirati nata in Svezia ha raccolto nelle elezioni del 2009 il 7,1% dei voti ed è riuscito ad ottenere un seggio nell'Europarlamento. La campagna elettorale è stata dominata dal malcontento degli islandesi, in particolare sulla questione del loro indebitamento: statistiche ufficiali parlano di una famiglia su dieci in ritardo nei pagamenti dei mutui per la casa o nei rimborsi di prestiti immobiliari.

In quest'isola nell'estremo nord dell'Atlantico, fatta di ghiacciai, geyser, vulcani e banche, la maggioranza della popolazione è convinta che il Parlamento di Reykjavik debba continuare a mantenere il controllo totale sulle sue politiche - in particolare quelle legate alla pesca - piuttosto che negoziare con Bruxelles e con Paesi come il Regno Unito e la Spagna che hanno interesse ad abbassare le quote islandesi in questo settore.

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