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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 07:23.

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Allo scoccare del suo trentatreesimo anno di regno, Beatrice Guglielmina Armgard di Orange-Nassau abdica in favore del figlio Guglielmo Alessandro Nicola Giorgio Ferdinando di Orange-Nassau. Se ne va una regina d'Olanda di 75 anni, arriva un re di 46. Alla corona restano gli onori, la dignità e l'affetto dei sudditi.

Anche in Olanda ci sono i disoccupati, le aziende che faticano, i partiti sciovinisti anti-europeisti e anti-immigrati. In un Paese e in un continente toccati dalla crisi, sembra fuori luogo raccontare di monarchi dai lunghi nomi (in nessun posto di frontiera verrà chiesto loro di compilare la documentazione di viaggio) e di abdicazioni. Qualche olandese lo farà certamente notare, per quanto a casa reale sia stato deciso di organizzare una cerimonia contenuta: una specie di fastoso understatement.

Per quanta ironia meritino avvenimenti di questa natura; per quanti repubblicani saltino fuori ogni volta che un re viene incoronato; e per quanti monarchici non abbiano il coraggio di manifestarsi quando invece una repubblica non riesce a eleggere il suo presidente, ogni Paese ha i problemi e le tradizioni sue. Passate le guerre di religione e quelle di successione, consolidatisi gli stati nazionali e ormai passate anche le grandi contrapposizioni ideologiche del XX secolo, la monarchia del Paesi Bassi è parte della storia di quel Paese. Come tutte le monarchie che sopravvivono in Europa sono ormai parte della storia, della cultura e del comune sentire del continente.

Le monarchie non hanno grande potere, non rappresentano né nascondono le trame di lobbies militari, economiche o finanziarie. Nemmeno Elisabetta d'Inghilterra, regina di un Paese ben più potente dell'Olanda, non rappresenta altro che simboli condivisi. Se la gente non li sopporta più, organizza un referendum e li sostituisce con la repubblica. Se ne parla spesso ma non accade mai da molti anni. Caduta la dittatura fascista in Italia e più tardi in Grecia, italiani e greci non hanno più voluto il re. A Madrid, invece, il ritorno della monarchia è stato strumentale al rafforzamento della democrazia spagnola dopo il franchismo.

Anche in Olanda il XX secolo è stato una dura sfida per la monarchia locale. Nel 1940, quando la Germania la occupò, la famiglia regnante fuggì a Londra e con determinazione sostenne la resistenza anti-nazista. Il principe Bernardo, che avrebbe sposato la regina diventando padre di Beatrice, era stato un nazista. Poi, come molti uomini più normali di lui, combatté i tedeschi: prima sul suolo olandese poi come pilota della Raf.
Guglielmo Alessandro Nicola Giorgio Ferdinando di Orange-Nassau, cioè il nuovo re, ha sposato una argentina cattolica. Lui è ovviamente membro della Chiesa protestante riformata d'Olanda. Ma nessuno ha sollevato il problema religioso. Quando si sposò ci furono invece dure proteste perché Maxima Zorreguieta, la principessa acquisita, ora regina, era figlia di un ministro del dittatore Videla. Non fu difficile risolvere il problema: al matrimonio, Videla non fu invitato.

Questa non è una difesa d'ufficio delle monarchie nelle quali come in Cenerentola cresce l'abitudine dei principi che si scelgono spose borghesi. Non è nemmeno una difesa delle piccole monarchie del Nord Europa, sostanzialmente laiche e innocue. È solo la constatazione che così va la nostra storia di europei, in fondo non più drammatica nemmeno in tempi di crisi.

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