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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2013 alle ore 06:37.

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ROMA
Che l'Imu fosse il primo tornante si sapeva. Che il Governo Letta sbandasse subito a meno di 24 ore dalla fiducia alla Camera e prima ancora del voto al Senato era meno scontato. Eppure è successo. Anche se il caso è stato chiuso temporaneamente con le parole pronunciate nell'Aula di Palazzo Madama da Enrico Letta. Resta una coda, è vero, con Stefano Fassina che replica ad Angelino Alfano e questo rafforza l'idea che sul caso Imu le larghe intese verrannno messe a dura prova. La miccia è esplosa con una dichiarazione mattutina di Dario Franceschini che arrivando al Senato dice: «L'Imu non verrà tolta, ci sarà una proroga per la rata di giugno. Avremo quindi un problema di cassa per i comuni e ci sarà anche la questione di evitare l'aumento dell'Iva nell'estate 2013. La prossima settimana vareremo un provvedimento apposito». Un bell'inciampo per il ministro dei rapporti con il Parlamento che suscita subito una batteria di reazioni dal Pdl fino a Silvio Berlusconi che arrivando al Senato per il voto di fiducia lancia il suo ultimatum sull'Imu e al Governo.
Questa era la scena che scorreva davanti a Enrico Letta poco prima che iniziasse il suo intervento a Palazzo Madama dove – poi – spegne la rissa. Ma prima ancora del passaggio sulla tassa, prova a ridimensionare la portata di quel vasto programma elencato alla Camera il giorno prima, con corpose risorse da stanziare per coprirlo, su cui si sono esercitati analisti e critici sui giornali. «C'è un carico di aspettative assolutamente eccezionali su questo Governo rispetto alla oggettiva fragilità di quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo». E ancora più chiaro: «Se c'è chi pensa a un Governo fortissimo che ha già risolto tutto e da domani mattina è in grado di dare risposte al Paese, abbiamo sbagliato tutto. Davanti a noi resta una situazione di grandissima difficiltà ed emergenza e questa scelta è figlia di quello. L'emergenza non scompare con la fiducia al Governo». Toni meno distesi di quelli usati alla Camera, molto più prudenti e cauti e comunque legati sempre alla ratio di questo Esecutivo: «Non ci sono alternative».
Poi finalmente entra in quel terreno scivoloso che è l'Imu e ripete. «Bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa, intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo al Governo e al Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti». Dunque una sospensione, non la cancellazione della tassa, in attesa di una riforma. Caso chiuso? Sembrerebbe visto che poco dopo arriva la fiducia secondo le previsioni: 233 sì, 59 no, 18 astenuti. La Lega si astiene e – anche se al Senato vale voto contrario – al Carroccio chiariscono che non si sentono all'opposizione e da parte sua Letta riconosce: «Ho ascoltato l'apertura di credito che la Lega ha voluto dare».

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