Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2013 alle ore 06:37.

My24

Ma l'Imu è come la fiaccola delle Olimpiadi: Pdl e Pd se la passano senza far mai spegnere la polemica. E così Maurizio Gasparri continua e rilancia: «O via l'Imu o via Letta». Angelino Alfano prova a chiudere a suo favore: «C'è un fatto, a giugno l'Imu non si paga». Ma dall'altra parte, tengono la fiaccola accesa e Stefano Fassina rintuzza prima con una dichiarazione e poi con un tweet. «Il governo Letta non è il governo del Pdl. Il senatore Berlusconi eviti di creare subito problemi. Sull'Imu, come su ogni altro punto programmatico, non può passare la proposta del Pdl, come non può passare quella del Pd: è necessario un compromesso». E poi cinguetta: «Caro Angelino Alfano cancelliamo l'aumento dell'Iva. Il Pdl non ha la maggioranza per l'Imu». Senza contare che, nel frattempo, c'era chi usava il richiamo di Bruxelles sul rispetto degli obiettivi di bilancio per frenare sul taglio della tassa. E si sono fatti sentire pure i sindacati. Insomma, litigare si deve soprattutto in regime di larghe intese.
Ed Enrico Letta, proprio nel suo itervento al Senato le definisce meglio: «Io non penso che Silvio Berlusconi sia uno dall'identità debole, se non ho capito male il personaggio», dice a proposito di chi teme la grande coalizione. «Si ha paura di fare le proprie scelte se si ha un'identità debole». Poi chiude sull'Europa visto che dopo qualche ora volerà per il suo tour europeo, prima tappa Berlino. «L'Europa non è solo euro: dobbiamo far capire ai leader europei e a tutti i cittadini che il destino dell'Europa è comune altrimenti i singoli paesi declineranno in un mondo dove prevarranno le potenze di un miliardo di persone». Naturalmente chiarisce anche quel rapporto risanamento-crescita che – chiederà – venga allentato e sbilanciato sul lato sviluppo, investimenti e lavoro. Infine i tempi di questo Esecutivo: «Ho parlato di 18 mesi per la Convenzione non perché irrispettoso del Parlamento che è libero e sovrano ma perché ritengo che la vita del Governo debba essere legato a adempimenti certi». Ma non a tutti questa data di scadenza potrebbe andar bene, né nel Pd né nel Pdl che non escludono elezioni prima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI
233
Favorevoli al Senato
A tanto ammontano i sì alla fiducia incassati ieri dal governo Letta a Palazzo Madama. I contrari sono stati 59, gli astenuti 18. A favore hanno votato Pd, Pdl, Scelta Civica, Centro democratico, Psi, Svp, Gal. Contro Sel, Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle. La Lega si è astenuta, ma al Senato l'astensione equivale a voto contrario. Erano presenti 311 senatori, hanno votato in 310. La maggioranza richiesta era di 156 voti. Nel novembre del 2011 il governo Monti ottenne al Senato 281 voti di fiducia a fronte di 51 voti contrari, tutti di esponenti del Carroccio
453
Favorevoli alla Camera
Sono i voti ottenuti lunedì alla Camera dall'esecutivo Letta (153 i no e 17 gli astenuti). Anche in questo caso a votare a favore sono stati Pd, Pdl e Scelta Civica. Con loro anche Centro democratico, il Movimento associativo italiani all'estero e minoranze linguistiche. All'opposizione: Movimento 5 Stelle, Sinistra ecologia e libertà e Fratelli d'Italia. Mentre la Lega Nord si è astenuta. I presenti sono stati 623, i votanti 606 e la maggioranza richiesta era di 304 voti. Anche in occasione della fiducia alla Camera il governo Monti, nel novembre 2011, ottenne un consenso più ampio: 556 sì (103 in più rispetto a quelli andati oggi all'esecutivo Letta). Sessantuno invece i contrari: 59 deputati della Lega Nord cui si aggiunsero i 'no' di Alessandra Mussolini e Domenico Scilipoti

Shopping24

Dai nostri archivi