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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2013 alle ore 10:08.

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L'esperienza di Rivoluzione civile, dopo il risultato deludente delle ultime politiche, finisce qui. «I soggetti che hanno dato vita a Rivoluzione Civile hanno deciso all'unanimità di considerare conclusa questa esperienza». Lo spiega una nota congiunta di Antonio Ingroia (Azione Civile), Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018). Ma Ingroia rilancia e in una conferenza stampa a Roma presenta il nuovo movimento «Azione civile». Quanto alla permanenza in magistratura, spiega che se sarà destinato alla procura di Aosta dovrà trarne le conseguenze.

Ingroia: il progetto politico non è stato sconfitto
Il progetto politico, spiega, non é stato «sconfitto». Intanto resta la "questione magistratura". «Per rispetto verso il Tar, che deve ancora decidere sul contenzioso tra me e il Csm e per rispetto alle decisioni che il Consiglio deve ancora prendere, non mi sembrerebbe giusto assumere posizioni nette e chiare oggi»: così l'ex pm risponde a chi gli domanda, nella conferenza stampa, se abbia deciso di lasciare la toga.

«Se verrò assegnato a d Aosta ne trarrò le conseguenze»
Il «movimento va comunque avanti a prescindere dal destino professionale di Ingroia», dice ancora e annuncia che «nel giro di un paio di settimane» si scioglierà la questione: «Se resterò in magistratura é ovvio che dovrò fare un passo indietro rispetto all'attività politica in primo piano - osserva -. Se sarò destinato alla procura di Aosta e il Tar non mi darà ragione dovrò trarne le conseguenze», aggiunge, sottolineando a chi gli prospetta la possibilità di un'azione disciplinare, già ora da parte della Cassazione: «Il movimento in grado di partire con le sue gambe e in questa conferenza stampa io sto solo facendo da portavoce» alla nuova iniziativa. E ciò non toglie che da magistrato in aspettativa possa «partecipare a dibattiti politico-culturali». Quindi aggiunge ancora: «di fatto non sto svolgendo nessuna funzione giudiziaria e, tranne questa conferenza stampa, nessuna attività politica». Ingroia ricorda anche che la sua storia di magistrato «con il massimo rispetto dei colleghi di Aosta, ha senso solo se potrò svolgere funzioni in linea con il mio passato professionale».

Scelta dettata dal risultato insoddisfacente delle politiche
Comunque Rivoluzione civile si scioglie. «Il risultato insoddisfacente delle elezioni politiche del febbraio scorso - si legge nel documento - ha indotto ognuna delle componenti a una riflessione profonda della nuova fase politica al proprio interno. Si è preso atto che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell'immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a RC e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell'Italia».

La nota: «La presenza di Rc avrebbe arricchito il dibattito in Parlamento»
«Resta inoltre forte - continua la nota - il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell'etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale. Il contrario di quanto purtroppo è avvenuto».

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