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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2013 alle ore 15:10.

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Gianni Cuperlo (a sinistra) e Guglielmo Epifani (Ansa)Gianni Cuperlo (a sinistra) e Guglielmo Epifani (Ansa)

Gianni Cuperlo, classe 1961, deputato triestino, a capo delle Federazione dei giovani comunisti italiani negli anni Ottanta, ex collaboratore di Massimo D'Alema poi bersaniano. Guglielmo Epifani, classe 1953, leader del sindacato "rosso" dopo Sergio Cofferati dal 2002 al 2010, provenienza socialista e non comunista, approdato ai Ds dopo la fine del Psi.

Cuperlo è sostenuto, anche per motivi generazionali, dai "giovani turchi" di Matteo Orfini e Stefano Fassina ed è ben visto dai bersaniani. Più di garanzia per l'ala sinistra del partito Epifani, la cui prevenienza cigiellina fa però storcere il naso a quella parte del Pd che viene dal mondo cattolico ed ex popolare. Ma che debba essere un ex Ds e non un ex Margherita a gestire il partito in questa fase di transizione verso il congresso d'autunno è ormai pacifico e accettato quasi da tutti.

Il punto è il nome che bisogna dare al successore del dimissionario Pier Luigi Bersani che sarà eletto dall'assemblea del Pd convocata per sabato 11 maggio: reggente o segretario vero e proprio? Gli ex margheritini – e tra loro i big Enrico Letta e Dario Franceschini, impegnati al governo e dunque attori a distanza della discussione interna al Pd – propendono per la nomina di un reggente, gli ex diessini per la nomina di un segretario vero e proprio. E probabilmente così sarà, anche perché lo statuto del Pd non prevede la figura di reggente. Ma che si chiami reggente o segretario – fa notare il renziano ed ex margheritino Paolo Gentiloni – poco cambia: il leader che verrà scelto l'11 maggio è giocoforza un leader transitorio, fermo restando il suo diritto a candidarsi al congresso, che dovrà in primis compattare un partito ferito dalla non vittoria e dalle larghe intese con il "giaguaro" e preparare i lavori congressuali. E i nomi di Cuperlo e di Epifani restano al momento in "pole" per l'immediata nomina del successore di Bersani.

Ma in pista ce ne sono molti altri, che sembrano tuttavia volersi preservare più per la sfida del congresso di autunno. Congresso che eleggerà il segretario e non il candidato premier: sembra ormai accettata da tutti, in primis da Matteo Renzi, la divisione dei ruoli da certificare con una modifica allo statuto veltroniano. Dunque a ottobre si faranno le consultazioni solo tra gli iscritti per la scelta del segretario del partito, e a ridosso delle elezioni si faranno le primarie aperte per la scelta del candidato premier.

Oltre a Cuperlo ed Epifani, in pista per la segreteria potrebbe spuntare a sorpresa anche Sergio Chiamparino. Una carta renziana che potrebbe essere calata per evitare che il Pd, in attesa che il sindaco di Firenze ne conquisti le premiership, si sposti troppo a sinistra. Se non subito, all'assemblea dell'11 maggio, in vista del congresso. Il nome di Chiamparino ha già ottenuto 80 voti dei grandi elettori, in polemica con la candidatura di Franco Marini, durante le votazioni per l'elezione del presidente della Repubblica. Classe 1948, Chiamparino è stato sindaco di Torino dal 2001 al 2011 e oggi è presidente della Compagnia di San Paolo, primo azionista di Banca Intesa.

Con Graziano Delrio e Flavio Zanonato al governo, anche la carta Chiamparino conferma che un partito acefalo, con una classe dirigente provata dal risultato elettorale e dal fallimento della strategia delle alleanze bersaniana, guarda sempre più al bacino dei buoni amministratori del partito per raddrizzare la nave. Ne fa fede il fatto che per la leadership del Pd si fanno anche i nomi del presidente della Toscana Enrico Rossi (classe 1958, provenienza comunista e diessina, bersaniano) e del neo presidente del Lazio Nicola Zingaretti (classe 1965, provenienza diessina, bersaniano). Lo stesso Zingaretti è entrato nel dibattito affermando che la reggenza è un errore («serve un segretario subito»), pur negando di essere in pista. Tra le donne è spuntato anche il nome della presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini (classe 1967, provenienza Ds). E c'è da credere che, con la separazione delle figure di leader del partito e candidato premier, nei prossimi giorni saranno altri a farsi avanti. Già prepara la sua candidatura Gianni Pittella: classe 1958, provenienza socialista prima e diessina dopo, è vicepresidente dei socialisti europei.

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