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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2013 alle ore 15:59.

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C'é anche l'ex presidente del Consiglio e senatore a vita Mario Monti ai funerali, in forma privata, di Giulio Andreotti. Se la folla ha aspettato il feretro sulla piazza della basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini, nella chiesa, gremita, ci sono nomi della Prima e della Seconda Repubblica, ma tutti nel segno della Balena Bianca, da Pier Ferdinando Casini a Arnaldo Forlani, a Ciriaco De Mita. Alle esequie, tra gli altri, é presente anche Giuseppe Ciarrapico, storico esponente andreottiano e Franco Marini.
Il feretro di Giulio Andreotti, l'ex presidente del Consiglio per ben 7 volte e senatore a vita, é a stato accolto dall'applauso delle due ali di folla che lo stavano aspettando.

L'omaggio di Napolitano e Bertone
Stamani, intanto, a rendere omaggio alla camera ardente allestita per Andreotti anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, Gianni Letta, Arnaldo Forlani. Ieri Napolitano aveva ricordato come "sulla lunga esperienza di vita del senatore Giulio Andreotti e sull'opera da lui prestata in molteplici forme nel più vasto ambito dell'attività politica, parlamentare e di governo, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico".

Al binomio di sostantivi contrastanti si è affidato anche il presidente del Senato Pietro Grasso parlando di "un ruolo di grande rilievo nell'attività politica, parlamentare, di governo, internazionale per oltre sessant'anni". "Nell'arco di una vita professionale così ampia non possono che esserci luci e ombre - ha osservato -. C'è stata una verità giudiziaria, ci sarà anche una verità storica". Nettissima la posizione di 'Avvenire', il quotidiano della conferenza episcopale italiana, che ha dedicato la prima pagina al 'divo Giulio' con il titolo: "Andreotti, ora è solo luce".

Resta sulle sue posizioni, al di là "del rispetto per la morte di un uomo", l'ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli, il grande accusatore di Andreotti nel processo per associazione a delinquere con la mafia, convinto che "le carte sono chiare" e che il sette volte presidente del consiglio si sia salvato solo "perchè il reato è stato prescritto". Tra detrattori ed estimatori il collega Paolo Cirino Pomicino, ex ministro Dc, ha osservato che "la colpa di Andreotti è quella di essere stato politicamente troppo longevo. Sette volte presidente del Consiglio dei ministri, ventidue volte ministro: in una società moderna ci sono tanti altri poteri oltre a quello politico e una longevità politica così lunga non è tollerata dagli altri poteri".

Ambrosoli esce dall'aula durante il minuto di commemorazione
«Ho una storia personale che si mischia coi lati oscuri di quella di Giulio Andreotti, ma non è il caso di fare polemiche: è giusto che le istituzioni ricordino gli uomini delle istituzioni, ma chi ne fa parte faccia i conti con la propria coscienza». Così ha risposto ai giornalisti il consigliere Umberto Ambrosoli - figlio di Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana ucciso dai sicari di Michele Sindona nel 1979 - sulla sua assenza nell'Aula del Consiglio regionale della Lombardia durante la commemorazione del sette volte presidente del Consiglio.

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