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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 12:40.

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Questa volta se non si faranno le riforme i responsabili avranno un nome e cognome. E il fallimento si potrà imputare a Silvio Berlusconi, Anna Finocchiaro, Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Vito Crimi o Roberta Lombardi, Luigi Zanda o Gianni Cuperlo. Sono loro alcuni dei componenti illustri delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato che ormai avranno titolarità piena del dossier: dalla revisione della seconda parte della Costituzione alla nuova legge elettorale. È chiaro che dopo il fallimento della Convenzione, affondata definitivamente da Berlusconi, ora il percorso si fa tutto per via Parlamentare e quindi la parola passa ai big appena menzionati. Sono loro che hanno scelto la prima Commissione ben sapendo quanto cruciale sia il tema delle riforme ma caricandosi di una responsabilità davanti ai cittadini perché questa volta il gioco dei veti reciproci gli tornerà contro.

Una squadra di big: da Berlusconi a Bersani dalla Finocchiaro alla Gelmini
Già li chiamano i "signori" delle riforme perchè sono loro i titolari del capitolo che è una delle missioni di questo Governo di larghe intese. Un fallimento sulla revisione della Costituzione o del Porcellum renderebbe molto più pesante la vita al Governo Letta-Alfano ma soprattutto - un fallimento sulle riforme - avrà un costo politico altissimo soprattutto per il Pd. E allora scorriamo i nomi di chi si dovrà impegnare per non far naufragare queste larghe intese. Intanto al Senato non ci sono nomi del calibro di Berlusconi e di Anna Finocchiaro ma c'è anche il capogruppo dei grillini Vito Crimi e c'è Donato Bruno Pdl e Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama. Alla Camera la squadra è ancora più di prestigio: da Pierluigi Bersani alla grillina Roberta Lombardi, da Rosy Bindi alla Gelmini, da Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini a Gianni Cuperlo.

Chi è il ministro per le Riforme: Quagliariello o Berlusconi?
Il ministro per le Riforme, lo sappiamo, è Gaetano Quagliariello ma lui dovrà vedersela con Silvio Berlusconi che dalla sua postazione in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama condurrà i giochi molto più del suo ministro del Pdl. Del resto un assaggio si è visto già sulla Convenzione: a decretarne la fine - o meglio la non nascita - è stato proprio il leader del centro-destra che da una trasmissione Tv di Mediaset l'ha definita «una perdita di tempo». Il ministro ha cercato affannosamente di recuperare parlando di un "suo" piano ma si sta già preparando a una visibilità ridotta e a un margine d'azione altrettanto ridotto visto che Berlusconi fa capire di voler essere lui, nel Pdl, a dare le carte. Sarà il Cavaliere, senza dubbio, a decidere sulla nuova legge elettorale e sarà lui a trattare per il Pdl sulla riforma della Costituzione, sul numero dei parlamentari, forma di Governo e Senato delle regioni. La domanda del tutto legittima: chi è il vero ministro per le Riforme?

Le "divisioni" Pd: da Bersani alla Bindi, da Finocchiaro al renziano Richetti
Senza dubbio sarà interessante seguire le riunioni delle commissioni anche da un altro punto di vista: quello più ristretto ma variegato del Pd. E infatti sia al Senato che alla Camera ciascuna corrente viene rappresentata con uno o due componenti. Alla Camera c'è l'ex segretario del Pd Bersani ma c'è anche il candidato segretario del Pd - non voluto da Bersani - Gianni Cuperlo, più vicino ai dalemiani. C'è tutta una componente di Franceschini da Gianclaudio Bressa a Ettore Rosato ma c'è pure Rosy Bindi, presidente dimissionaria dell'assemblea del Pd. E poi, accanto al renziano Metteo Richetti, Enrico Letta ha messo i suoi, Marco Meloni e Francesco Sanna. Al Senato la frammentazione è più contenuta, oltre alla Finocchiaro c'è Luigi Zanda, vicino a Franceschini, Gotor vicino a Bersani e Minniti dei "veltroniani". Insomma, il congresso del Pd passerà anche da qui.

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