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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2013 alle ore 10:20.

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PARIGI - La Francia è ufficialmente in recessione. Lo ha sentenziato l'Insée nell'annunciare che il primo trimestre si è chiuso con una flessione del Pil pari allo 0,2%, dopo un calo della stessa entità registrato nell'ultima parte del 2012. Si tratta della terza caduta nell'ultimo anno, visto che il secondo trimestre del 2012 era già in arretramento sempre dello 0,2 per cento.

Certo, anche il dato tedesco (un timido + 0,1% rispetto a un atteso +0,3% stando al consensus degli economisti) dimostra che la congiuntura è molto difficile e quindi non c'è nulla di cui stupirsi. Ma per Parigi, che inizia questo 2013 con un dato acquisito negativo dello 0,3%, diventa sempre più improbabile rispettare l'obiettivo di un Pil in crescita dello 0,1% quest'anno, come invece è scritto nel piano pluriennale di stabilità appena presentato. Di conseguenza, si allontana il target di un deficit al 2,9% del Pil, come previsto dal Governo. Sembrano alquanto più realistiche – e forse persino ottimistiche – le stime della Commissione, che immagina per la Francia un 2013 con un Pil in calo dello 0,1% e un deficit al 4,2 per cento.

Dalle rilevazioni del primo trimestre arrivano anche altre brutte notizie: i consumi delle famiglie sono scesi dello 0,1% e la domanda interna complessiva ha contribuito per -0,1% alla formazione del Pil; le esportazioni sono diminuite dello 0,5% e il saldo esterno negativo ha pesato per -0,2%; gli investimenti delle imprese hanno continuato ad arretrare (-0,8% dopo -0,7% nell'ultima parte del 2012).

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