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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 07:14.

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Shinzo Abe (Afp)Shinzo Abe (Afp)

TOKYO - Mentre l'Eurozona si avvita in una spirale recessiva, il Giappone cresce anche più degli Stati Uniti grazie ai primi effetti sull'economia reale delle politiche espansive promosse dal governo del primo ministro Shinzo Abe, che ha accantonato per ora i problemi del debito puntando tutto sulla crescita economica.

Secondo i dati preliminari rilasciati oggi, il Prodotto interno lordo giapponese è salito nel primo trimestre 2013 a un tasso annualizzato reale del 3,5%, superiore alle attese, ovvero dello 0,9% sul trimestre precedente. In media le aspettative degli analisti erano di una crescita reale dello 0,7% (e del 2,8% annualizzato). La performance segue quella dell'ultimo trimestre 2012, rivista a un +0,3%, dopo due trimestri di contrazione, e sembra indicare una ripresa vera, guidata dai consumi privati e dalle esportazioni, nel contesto di uno yen più debole e del boom della Borsa. E' un risultato che contrasta nettamente con la recessiva congiuntura europea e supera anche l'andamento dell'economia degli Stati Uniti (cresciuta del 2,5% nei primi tre mesi dell'anno). In termini nominali, l'economia nipponica ha avuto una espansione dello 0,4 per cento.

Va notato che la nuova politica monetaria ultra-espansiva è stata varata alla fine del trimestre (il 4 aprile scorso) e che la manovra fiscale addizionale promossa dal governo del premier Shinzo Abe ha cominciato a entrare nel vivo solo da poco (il budget generale dello Stato da 92.610 miliardi di yen _ oltre 900 miliardi di dollari _ per l'esercizio corrente è entrato in vigore proprio oggi e la manovra addizionale da 13.100 miliardi di yen varata a febbraio ha appena cominciato a dispiegare i suoi effetti): come è successo per la Borsa e lo yen (salita l'una e sceso l'altro a partire dal novenbre scorso, sulle mere aspettative relative al nuovo governo, insediatosi a fine dicembre), sembra che anche i consumatori abbiano "anticipato" una congiuntura più favorevole e migliorato i loro umori. I consumi (che contano per il 60% del Pil) sono infatti saliti nel trimestre dello 0,9% (il passo più rapido dal terzo trimestre 2011); ancora deboli, invece, gli investimenti di capitale delle imprese, che risultano in contrazione dello 0,7 per cento. Bene anche le esportazioni, che hanno contribuito positivamente al Pil per lo 0,4% netto, grazie alla prima espansione in 4 trimestri (+3,8%).

Il ministro della rivitalizzazione economica Akira Amari ha dichiarato che il Paese sta cominciando a sentire gli effetti delle politiche governative: si intravede per l'annata in corso una crescita intorno al 2,5 per cento. E anche vari analisti pensano che un robusto ritmo di crescita sia sostenibile, visto che nel primo trimestre si è manifestato più l'aspetto psicologico che quello concreto dell'Abenomics. Sembra sicura una decisa performance nel trimestre in corso, con l'entrata a regime di stimoli fiscali, il proseguimento della debolezza dello yen e il recupero in atto dell'economia Usa che dovrebbe rafforzare la domanda esterna. Fa da guastafeste il dato sul deflatore del Pil, ancora più negativo (al -1,2%) rispetto al trimestre precedente (quando il dato fu -0,7%) : per alcuni analisti, questo vuol dire che la Banca del Giappone dovrà prendere misure ulteriormente espansive per contrastare le persistenti pressioni deflattive.
Il dato positivo sul Pil nipponico ha contribuito a sostenere oggi le Borse asiatiche, ma a Tokyo gli investitori sono stati tentati da realizzi dopo il balzo di oltre il 70% del Nikkei negli ultimi sei mesi (e del 7% circa negli ultimi giorni).

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