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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 10:55.

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Guo Jin Long sindaco di Pechino (Corbis)Guo Jin Long sindaco di Pechino (Corbis)

PECHINO - Lasciate che i soldi vengano qui. È il senso dell'invito lanciato, specie alle società straniere, da Guo Jin Long, sindaco non di Shanghai, né di Shenzhen né di Hong Kong, sede delle borse cinesi, ma di Pechino.
Immaginate che potenza di fuoco se la capitale del Nord, il cuore del Paese, avesse anche oltre al potere politico anche una borsa e quindi una capacità finanziaria propria.
Sognare non costa. Le grandi manovre sono in atto per preparare il terreno. E la stampa può essere buona alleata.

Il sindaco Guo ha usato l'apertura della prima pagina del Beijing daily per ricordare come la Cina debba favorire lo sviluppo dei servizi finanziari, una lunga analisi di come questi aspetti siano essenziali alla crescita del Paese per passare al sodo, all'invito diretto alle società finanziarie a insediarsi nella capitale. Un posto c'è già, perché non darsi ancora da fare? Sembra chiedersi Guo.

Il posto è il Financial district, i cui numeri, come al solito, sono enormi e destinati a crescere: tra un po' saranno ventimila le persone che ogni giorno lavorano al District, 1.200 società straniere, 62,4 miliardi di yuan i valori circolanti in questo spazio di pochi chilometri. Almeno 120 stanno per arrivare ancora dice Guo. Alla sera in effetti si ha l'impressione di essere in un posto molto simile a Wall Street, luci, deserto umano che contrasta con quello che succede al mattino con i commuters pronti alla giornata lavorativa in ufficio.

Non si tratta, attenzione, solo di una operazione immobiliare, anche se da anni il distretto finanziario pechinese si è ben definito anche dal punto di vista del real estate. Insomma, gli uffici migliori si trovano lì.

Guo indica l'asse viaria per il collocamento: Jin Rong Jie, l'arteria principale del Financial district intorno alla quale si sono mossi o si stanno muovendo le teste pensanti di aziende come Credit Swisse e dintorni.

L'Italia non vanta grandi attori finanziari non ha molto da fare l'unico (al momento) fondo sino italiano di investimento però, non a caso si è già spostato, non a caso, con un punto fisso a Pechino. Il Mandarin Fund nato e cresciuto a Shanghai ha aperto un ufficio a Pechino è sempre più pechino centrico, e spera forse di diventare qui più grande.

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