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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2013 alle ore 19:55.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 21:16.

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Addio al segreto bancario per i conti svizzeri. Al momento è solo un'ipotesi ma presto potrebbe diventare realtà. Troppo costoso per le banche elvetiche il sistema degli accordi bilaterali già siglati. Così - come anticipato dal quotidiano Les Temps - si sta ragionando sulla possibile apertura dei conti correnti alla richiestà di informazioni da parte delle autorità fiscali di Paesi stranieri. Cadrebbe così uno degli ultimi tabù per la lotta all'evasione internazionale, di cui beneficerebbe anche il nostro Paese visto che la stima dei depositi di italiani in territorio elvetico è di circa 120 miliardi di euro. Insomma, il Fisco italiano sarebbe in grado di ricostruire i capitali trasportati illecitamente oltre la frontiera di Chiasso. Nei mesi scorsi l'Italia aveva iniziato a percorrere la strada degli accordi Rubik, firmati anche da Austria, Regno Unito e Germania (anche se poi il Parlamento tedesco ha bloccato l'intesa). Lo schema prevede il mantenimento dell'anonimato sui conti in cambio di una tassazione a forfait sul passato e un prelievo standard per il futuro. Una strada su cui poi ci sono stati rallentamenti visto che l'allora ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, aveva esplicitamente escluso la possibilità di arrivare a una sanatoria.

Il cambio di prospettiva in chiave anti-evasione e anti-riciclaggio assomiglia, quindi, a una vera e propria svolta. Ma non finisce qui. Perché anche Austria e Lussemburgo sembrano avviate a uscire dalla lista dei cattivi. Se il gran Ducato ha già annunciato la disponibilità a far cadere le barriere su conti e depositi a partire dal 2015, per l'Austria tempi e modalità sono ancora da definire.

Qualche novità di rilievo potrebbe emergere, però, già mercoledì nel corso del vertice europeo di Bruxelles a cui parteciperà anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Nelle ultime settimane le diplomazie continentali sono state in pressing su Vienna per cercare di convincere Governo e istituti di credito austriaci a collaborare con gli altri Paesi Ue nello scambio di informazioni. L'Europa ha già messo in piedi un sistema di scambio di dati che diventerà sempre di più automatico, perdendo progressivamente vincoli e paletti.

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