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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2013 alle ore 11:54.

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La riforma degli ammortizzatori, Cig in deroga in testa, la conclusione della partita sugli esodati. E i correttivi in chiave flessibilità da apportare al sistema pensionistico per consentire, con un intervento in autunno o al più tardi entro la fine dell'anno, il pensionamento a 62 anni seppure con forti penalizzazioni. Con tutta probabilità nel round di domani (oggi, ndr) tra governo non si parlerà soltanto di pacchetto occupazione e del restyling della riforma Fornero sul lavoro. Anche se l'obiettivo di arginare la disoccupazione e favorire l'assunzione dei giovani resta il tema centrale del confronto. Ma soprattutto il nodo ammortizzatori è destinato a fare capolino più volte al tavolo. Con la Cig in deroga che da giugno diventerà maggiormente selettiva in attesa della riforma complessiva. Che, insieme alle misure sulle "pensioni flessibili", sarà agganciata al piano occupazione con un programma di interventi a tappe.

Criteri selettivi per la Cig in deroga
I sindacati torneranno a ribadire che il miliardo appena stanziato dall'esecutivo per la Cig in deroga è insufficiente. Proprio per la concessione della Cassa integrazione dovranno essere individuati criteri maggiormente selettivi già entro un mese (a giugno) con un decreto interministeriale previsto dal decreto legge Imu-Cig varato venerdì scorso dal Governo. E un'opzione sul tavolo è quella di un maggiore coinvolgimento delle Regioni con il ricorso a criteri uniformi a livello territoriale per la concessione degli ammortizzatori a differenza di quanto accade attualmente.

In agenda la riforma degli ammortizzatori
Una più accentuata selettività che dovrebbe costituire una sorta di antipasto della riforma vera e propria che il Governo conta di varare entro la fine dell'anno, probabilmente in autunno, sulla base del monitoraggio previsto sempre dal decreto Imu-Cig che servirà per verificare con attenzione le modalità di utilizzazione della Cig in deroga sul territorio.

Entro fine estate la parola «fine» sul caso esodati
Domani al tavolo i sindacati torneranno a chiedere ulteriori delucidazioni sul caso-esodati. Un caso che l'esecutivo è intenzionato a risolvere entro la fine dell'estate quando sarà pronta, almeno secondo la tabella di marcia abbozzata nei giorni scorsi dal ministero del Lavoro e dall'Inps, la «mappa concettuale» di tutti coloro che con il passaggio dalle vecchie regole alla riforma Fornero rischiano di trovarsi senza stipendio e senza pensione.

La nuova platea dei lavoratori da salvaguardare
L'idea è di non allargare di molto l'attuale platea di "salvaguardati": 135mila lavoratori ai quali è stato consentito con tre specifici interventi (65mila, 55mila e 10mila) di andare in pensione con i requisiti "ante-riforma". Finché non sarà completata la mappa il governo non farà stime. Ma l'asticella dei salvaguardati non dovrebbe superare quota 160-170mila lavoratori (30-40mila in più di quelli già in salvo) facendo leva su misure mirate soprattutto in favore di chi è stato licenziato con accordi individuali e di chi aveva iniziato la contribuzione volontaria. A restringere il bacino dei potenziali esodati dovrebbero contribuire i correttivi alle pensioni in chiave flessibilità allo studio dell'esecutivo.

A fine anno in pensione anche a 62 anni con penalizzazioni
Dopo la chiusura della partita sugli esodati, in autunno, probabilmente agganciato alla prossima legge di stabilità, o al più tardi entro la fine dell'anno dovrebbe arrivare il mini-piano del governo per consentire il pensionamento di vecchiaia partire dai 62 anni di età anagrafica ma con significative penalizzazioni. Che diventerebbero via via più soft ritardando il pensionamento fino ad azzerarsi per le uscite con 67 anni (e più) di età. Un mini-piano che potrebbe essere anticipato dalle misure per favorire il mix "part-time lavoro" e "part-pension", con un allargamento della sperimentazione in corso, destinate ad entrare nel pacchetto occupazione per incrementare l'occupazione di over 50-55enni. Questo accorgimento diventerebbe uno dei meccanismi chiave della cosiddetta staffetta generazionale.

Le ipotesi per le uscite con assegni pensionistici ridotti
Tra le diverse opzioni sul tavolo due, al momento, sembrano quelle più gettonato. Con la prima si farebbe leva sul meccanismo già previsto dalla riforma Fornero (prelievo del 2% della quota retributiva del montante pensionistico per ogni anno di ritiro anticipato rispetto ai 62 anni di età con 42 anni di contribuzione) con una sensibile maggiorazione della penalizzazione che scatterebbe agendo sia sul montante sia sui coefficienti di trasformazione. Con la seconda opzione scatterebbe una riduzione quasi automatica dell'assegno attorno al 10-12% (forse 15%) che diventerebbe più leggera ritardando il pensionamento.

» Fornero a Radio 24

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