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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2013 alle ore 20:36.

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Si sgretola una parte importante del processo Eternit a pochi giorni dalla sentenza d'appello prevista per il 3 giugno che ora potrebbe slittare. È morto infatti nella notte scorsa uno dei due imputati, il novantunenne barone belga Louis De Cartier, che accanto al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny era imputato nel processo che ha contato oltre 3mila vittime dell'amianto nei quattro stabilimenti italiani del gruppo amianto-cementifero fallito nell'87.

La morte di De Cartier, condannato in primo grado a 16 anni per disastro ambientale doloso, e per il quale il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto nella sua requisitoria 20 anni di pena (la stessa richiesta in primo grado) cancella di fatto le responsabilità relative alla sua gestione dal '66 al '72.

De Cartier non si è mai presentato al processo, così come il suo coimputato Schmidheiny. Con la sua inevitabile esclusione dal processo, secondo una prima stima, poco meno della metà del numero complessivo delle parti civili rischia di non ricevere un euro di risarcimento in sede penale. In cifre si tratta di almeno 2000 delle oltre seimila parti civili presentatesi originariamente al processo. E secondo una prima previsione dei legali di parte civile il danno non risarcibile, con una media prudenziale di 50mila euro per ogni parte costituita, potrebbe superare i cento milioni di euro.
Con l'esclusione dal processo di De Cartier, «viene a mancare la ricostruzione storico processuale di una parte importante della vicenda e sul piano sociale é un bel danno», commenta Sergio Bonetto uno dei legali di parte civile. Per Elena Poli altro legale del pool delle parti civili la morte di De Cartier a 40 anni da quei fatti dimostra l'inadeguatezza del processo penale come unico elemento di tutela delle vittime dei disastri ambientali «e dimostra come nella realtà gli enti deputati alla tutela si fermino di fronte a interessi economici forti».

Dal punto di vista giuridico bisognerà ora capire se ci sarà la possibilità di rivalersi anche sul piano penale contro la società di De Cartier la Etex, coimputata. O se come invece appare probabile la questione potrà essere affrontata solamente in sede civile.
«Non lasceremo nulla di intentato - commenta Bruno Pesce presidente dell'Afeva, l'associazione familiari vittime dell'amianto - siamo già in contatto con i legali belgi per non trascurare nulla ai fini legali. C'è poi da sottolineare che numerose persone vittime dell'amianto come lavoratori nel periodo di De Cartier, sono state subito dopo vittime come cittadini nel periodo di Schmidheiny, sia a Casale Monferrato che a Cavagnolo».

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