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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2013 alle ore 21:42.

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Un rapporto di 40 pagine per inchiodare la Apple alle sue responsabilità (fiscali). Un documento ricco di dettagli, schemi, date, riferimenti. Quaranta pagine che raccontano come la società fondata da Steve Jobs sia riuscita ad innovare anche l'approccio con il fisco: sfruttando nella legalità meccanismi complicati per ottenere con facilità un obiettivo chiaro: pagare meno tasse.

Leggi il rapporto del Senato Usa (versione integrale in inglese)

Think different
Le società apolidi non hanno sede fiscale e non pagano le tasse: questo, in sintesi, il pensiero "non detto" di Tim Cook, trapelato ieri mentre l'ad Apple senza scomporsi rispondeva ai membri della commissione del Senato, senza farsi scappare l'occasione per chiedere per la sua e le altre aziende Usa un regime fiscale davvero equo, con un'aliquota «non superiore al 10%». Una tesi - quella sulle società apolidi che non devono tasse - che mette in scena nel modo migliore il motto hippie delle origini di Apple: pensa in modo differente.

Dagli Usa all'Irlanda, passando per Singapore
Ma a riportare il tutto ad una dimensione più concreta ci pensa il rapporto del Senato. Un diagramma (pag. 20) mostra la ragnatela delle società Apple. Dalla capofila Apple Inc. con sede negli Stati Uniti si passa subito alla Apple operations international (AOI), con sede in Irlanda e nessuna residenza fiscale dichiarata. Nell'attività della Aoi confluirebbero - sempre stando alla ricostruzione del Senato - almeno altre 14 società. Tutte aperte in Irlanda (con o senza residenza fiscale), tranne Una, la Apple South Asia Pte Ltd, che ha sede a Singapore. Forse non un caso, visto che uno studio recente ha sentenziato che, in fatto di paradisi fiscali, entro il 2020 Singapore sarà la nuova Svizzera.

L'accordo con il Governo irlandese per pagare meno tasse
Perché proprio l'Irlanda? Per spiegarlo il Senato riporta le parole rilasciate durante un interrogatorio della commissione da Phillip Bullock, capo della divisione Tax Operations di Apple, il 15 maggio 2013: «Fin dai primi anni '90 - ha spiegato il manager - il Governo irlandese ha calcolato il reddito imponibile di Apple in modo che producesse un gettito fiscale molto basso. Il tasso è variato di anno in anno, ma dal 2003 è stato di fatto inferiore al 2%».

Pressione fiscale allo 0,06%
Il risultato è nella tabella riportata a pagina 21 del documento. Tra il 2009 e il 2011, a fronte di ricavi pari a 38 miliardi di dollari - di fatto le somme convogliate in Irlanda e derivate dalle vendite di prodotti Apple nel mondo, Stati Uniti esclusi - la divisione irlandese della Apple, la Apple operations international, ha pagato "tasse" per 21 milioni, pari allo 0,06% del totale. Il Senato ha raccolto i dati dai bilanci depositati della Apple. E ha calcolato che grazie a complesse «scappatoie fiscali», tra il 2009 e il 2012 Apple avrebbe dirottato in Irlanda 74 miliardi di dollari, risparmiando tasse per 44 miliardi.

Chi comanda la Apple operations internatonal?
La domanda nasce spontanea: quanto sono stretti i rapporti della controllata irlandese con la controllante americana? Chi ci lavora? Da quanto tempo? Il Senato si è posto tutte queste domande, verificando che due membri (su tre) del consiglio di amministrazione risiedono negli Stati Uniti, Gene Levoff e Gary Wipfler. Il terzo membro del board, Cathy Kearney, risiede in Irlanda. La Aoi è stata «trasferita in Irlanda nel 1980». Apple ha riferito al senato che non è in grado di individuare i documenti storici da cui emerga lo stato sociale della società. L'indirizzo della società è a Cork (Irlanda) ma la stessa non ha alcuna sede fisica. Dal 1980 ad oggi, la società non ha mai avuto alcun impiegato. Solo tre direttori. Due dei quali con residenza negli Stati Uniti.

Uffici a Cork (Irlanda), riunioni a Cupertino
Sempre utilizzando come fonte i documenti ufficiali della società, il Senato ha scoperto che le riunioni del consiglio di Aoi hanno quasi sempre avuto luogo negli Stati Uniti. In particolare, delle 33 riunioni fatte tra il 2006 e la fine del 2012, 32 si sono svolte a Cupertino. La signora Kearney - l'unico direttore residente in Irlanda - ha partecipato solo a 7 incontri. E per ben 6 volte lo ha fatto collegandosi via telefono. Prove schiaccianti, secondo gli investigatori del Senato, che la società irlandese opera al 100% negli Usa, in stretto contatto con la Apple, di cui custodisce una parte del fatturato mondiale, proteggendolo dagli occhi e (soprattutto) dalle mani del fisco americano.
Per ora.

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