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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2013 alle ore 15:49.

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Gli eroi dello sport vivono nella memoria e il loro ricordo resta indelebile per chi li ha conosciuti, ma spesso, attraverso i tempi, giunge fino ad appassionare le generazioni successive. Quando parliamo di Nereo Rocco ed Helenio Herrera ci riferiamo a un pezzo fondamentale della storia del calcio, in particolare di Milane Inter, che ancora proietta la sua ombra fino a noi. Esattamente 50 anni fa i rossoneri del Paròn triestino sollevavano al cielo, a Wembley, la prima Coppa dei Campioni del calcio italiano; lo stesso anno 1962/63 l'Inter del Mago Herrera vinceva lo scudetto in Italia. Le due metà della Milano calcistica trionfavano in Italia e in Europa, portando alla ribalta una città che si stava sempre più imponendo come punto di riferimento non solo per lo sport, ma anche per la cultura, lo spettacolo, la moda, il design, l'economia. Della rivalità - ma anche della stima reciproca - tra i due grandi allenatori sullo sfondo dei mitici anni Sessanta milanesi racconta la mostra Quelli che... Milan-Inter '63, la leggenda del Mago e del Paròn che si apre oggi a Palazzo Reale, promossa dal Comune, prodotta da Skira editore e curata da Gigi Garanzini, con materiale raccolto dai musei di Milan e Inter, dalle teche Rai, dall'archivio della Gazzetta dello Sport.

Sfilano le immagini dei grandi protagonisti di questa eccezionale stagione calcistica (Mazzola, Picchi, Suarez, Corso, Maldini, Altafini, Rivera, Trapattoni e altri) con al centro i due allenatori, "geneticamente" e culturalmente diversi, ma accomunati da uno straordinario carisma e da una capacità di comunicazione per certi versi unica. «Ostentavano rivalità, perchè il "copione" dello spettacolo lo esigeva - dice Garanzini - ma in verità si stimavano, si sostenevano a vicenda, tanto da diventare amici. L'ultima moglie di Herrera, posso rivelarlo, mi ha detto che Helenio più volte si recò con lei al cimitero di Trieste per rendere un commosso e discreto saluto al collega e amico Nereo Rocco».

Quasi opposto il percorso di vita dei due: Herrera argentino di nascita, giramondo, poliglotta, calciatore discreto, nato povero e divenuto ricchissimo, astemio, salutista, praticante di yoga, dongiovanni con un'altissima considerazione di sè, vive il calcio come una disciplina scientifica; Rocco figlio dell'impero austroungarico e di una famiglia della borghesia triestina, parla in dialetto, ama mangiare e bere e ha il gusto della battuta fulminante.

La mostra di Milano, attraverso fotografie, filmati, installazioni, oggetti di culto (come la famosa lavagna tattica di Herrera) appartenuti ai due allenatori disegna un ritratto vero e umano di questi protagonisti della storia del calcio. Viene ricostruita l'atmosfera degli spogliatoi, allestita una sala dei trionfi con i trofei vinti dai due tecnici, insieme a una sezione dedicata alla Milano del '63 con foto e filmati di altri celebri "rivali" dell'epoca (Celentano-Jannacci, Callas-Tebaldi, ma anche Motta-Alemangna). Un'epoca segnata, certamente, da maggiore rispetto e fair play dentro e fuori dal campo, dove in curva ci stava chi gridava e tifava di più, non chi picchiava di più.

Quelli che...
Milan Inter '63
La leggenda del Mago e del Paròn

Milano, Palazzo Reale
24 maggio - 8 settembre 2013
Catalogo Skira

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