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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2013 alle ore 10:59.

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Nella foto uno scorcio di Piazza del Campo a Siena (Marka)Nella foto uno scorcio di Piazza del Campo a Siena (Marka)

Siena si prepara alle elezioni amministrative dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto Mps e sconvolto gli abitanti. Che la città del Palio non sia più la stessa, e che in un solo anno le sicurezze politiche e finanziarie siano completamente mutate, emerge già dalle prime indicazioni di voto. E prima ancora dalla composizione degli schieramenti politici.

In una città che ha 53mila residenti, quest'anno sono ben 8 i candidati sindaci. E per la prima volta non è più scontato (anzi, tutt'altro) che l'aspirante sindaco del Pd vinca senza problemi, e senza dover affrontare il ballottaggio. I senesi danno ormai per certo un doppio turno, pur nell'incertezza del risultato: ci potrebbe essere un confronto tra Bruno Valentini, sostenuto dal centrosinistra, e Eugenio Neri, sostenuto da liste civiche di destra e dai "montiani", più un'ala di transfughi della precedente compagine del centrosinistra; o tra Valentini e Michele Pinassi, il grillino che a Siena grida "tutti a casa", motto che trova un certo seguito dopo lo scandalo Mps.

Questi i candidati principali, e i numeri sono ancora un rebus. A guardar bene, il Partito democratico qui tiene sempre e comunque. Tra le precedenti elezioni comunali e le ultime politiche ha perso il 13%, fermandosi al 36% (che con Sel arriva al 40%). Ma quella che sembrava una disfatta totale si è ridimensionata in una perdita, enorme certo, ma forse non irrecuperabile. E comunque la maggioranza relativa è ancora in mano ai democratici. Che oggi tentano la carta del rinnovamento con il loro Valentini, sindaco per dieci anni nel vicino comune di Monteriggioni, pochi chilometri da Siena ma molto distante dalle logiche del potere. In più Valentini si diletta con la cultura medievale della via Francigena, per la quale è riuscito a reperire finanziamenti europei da investire per eventi, corse, iniziative folkloristiche. Di lui circolano pure foto scherzose vestito da frate, spesso oggetto di scherno.

In una cosa certamente Valentini non rappresenta la novità: è anche lui un dipendente del Monte, come, a memoria, lo sono stati i sindaci degli ultimi 25 anni (a parte Franco Ceccuzzi, Pd, rimasto in carica per un anno fino allo scorso marzo, travolto pure lui da scandali finanziari, più presunti che reali in questo caso). Ma in questo sta l'anomalia secolare di Siena: il circolo chiuso e inespugnabile di politica e banca, dove il Comune è padrone della banca ma poi la banca mette i suoi uomini dentro il Comune. Il potere e il denaro di Siena si sono condensati finora in questi due luoghi, da piazza del Campo a Rocca Salimbeni, separati da meno di 5 minuti di passeggiata lungo la via centrale di Banchi di sopra.

La banca attraverso la Fondazione contribuisce a sostenere economicamente il Comune e le iniziative della città, proponendo anche i suoi uomini come candidati, e il Comune a sua volta, con i suoi uomini dentro la Fondazione stessa, controlla le scelte politiche della banca. E nel mezzo, c'è stato posto per tutti, maggioranza e opposizione, un teatrino che si ripete senza vera opposizione. Basti pensare che il sindacato ha avuto un esponente dentro il cda della banca: non un rappresentante dei lavoratori, antagonista dell'azienda, ma un uomo che partecipava al board. Da questo mondo viene dunque il 57enne Valentini. Ma questa non è una novità, e a Siena tutto sommato non ci fa caso nessuno. A sostenerlo, oltre al Pd, c'è Sel, la lista "Siena cambia" e i Riformisti (ex socialisti).

Lo sfidante più probabile, Neri, fa invece il cardiochirurgo. Dietro di lui c'è una compagine magmatica, di difficile comprensione per chi non vive qui. Prima di tutto il centrodestra, suo vero sostenitore, non si mostra coi simboli di partito ma preferisce presentarsi con liste civiche dai nomi più neutri, dal "Movimento per il centrodestra" fino a "Nero su bianco", che raccoglie ex Dc. Con Neri ci sono anche i montiani di Alfredo Monaci, ex consigliere di Mps e ex presidente della partecipata Biverbanca, sopravvissuto alla Democrazia cristiana per poi dirigersi verso il Pdl, emigrando poi nella Margherita e quindi avvicinandosi indirettamente al Pd. A Siena tutti lo conoscono. Il fratello Alberto è il presidente del consiglio regionale toscano, e di loro due si è parlato per la guerra feroce che si sono fatti per anni l'uno contro l'altro. Poi è esplosa la pace in un luogo politico indecifrato, a metà strada tra la Margherita e il movimento civico di Mario Monti. A Neri poi si sono uniti anche i sostenitori democratici dell'ex sindaco Pd Maurizio Cenni, di area moderata, contrari ad un revisionismo storico contro le passate amministrazioni.

Pinassi, del Movimento 5 Stelle, dipendente universitario, promette di avere una corsa facile, forte di quel 22% che Grillo ha raggiunto a Siena alle ultime politiche. Tra le sue proposte elettorali c'è quella di nazionalizzare il Monte. Pinassi c'aveva già provato alle amministrative del 2011, ma praticamente era un'altra era. Il caso Mps ha cambiato tutto, e ha aperto la strada ai grillini anche a Siena, cosa che solo un anno fa sarebbe sembrata una barzelletta.

Tra i personaggi difficilmente collocabili nei tradizionali schieramenti, alla ricerca di una nuova immagine, c'è Mauro Marzucchi, ex vicesindaco di area ex socialista. Una volta arrivato al ballottaggio deciderà chi appoggiare con la sua "Siena futura", e cosa negoziare per il sostegno. Le indiscrezioni dei maligni, poco fa, dicevano un posto in Fondazione. Ma ora che la Fondazione ha più debiti che erogazioni, non sembrerebbe un buon affare.

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