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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 10:11.

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John Kerry (Epa)John Kerry (Epa)

MAR MORTO (Giordania) - Miracolo. La mummia del processo di pace fra israeliani e palestinesi ha riaperto gli occhi. Non per merito dei politici ma degli imprenditori privati delle due parti e di un piano di ricostruzione economica della Palestina da 4 miliardi di dollari, lanciato da John Kerry, il segretario di Stato americano.

È accaduto tutto al World Economic Forum mediorientale qui, sulle silenziose rive giordane del Mar Morto. Fino a ieri sera sembrava che il vertice economico annuale avesse assimilato lo stato di depressione della regione: conflitti, mancanza di prospettive politiche, crisi sociale. D'improvviso la scena si è illuminata sulla più antica, profonda e dimenticata delle ferite. John Kerry, da due mesi nella regione nel tentativo di ridare vita al processo politico di pace, ha annunciato un piano di rilancio dell'economia di Gaza e della Cisgiordania. Saranno investiti 4 miliardi di dollari. Apparentemente non è molto ma il Pil attuale della Palestina è di 5,7 miliardi. «Ho parlato con tutti – ha detto il segretario americano, candidato democratico alla presidenza nel 2004 – brasiliani e neozelandesi, europei, cinesi e giapponesi. Sono tutti d'accordo».

Turismo, edilizia, agricoltura, manifattura leggera. «I nostri esperti dicono che in cinque anni il Pil palestinese aumenterà del 50% , i posti di lavoro di due terzi i posti, del 40% i redditi. Agricoltura e turismo si triplicheranno. Parliamo di un luogo da 4 milioni di abitanti: è possibile».
Se non portasse male, si potrebbe chiamare Piano Marshall per la Palestina. Ma la definizione è già stata inflazionata negli anni Novanta senza che accadesse nulla, eccetto una seconda Intifada.
Il piano, tuttavia, non sarebbe stato possibile senza che parallelamente 300 israeliani e palestinesi, soprattutto imprenditori privati, oltre ad accademici ed esperti di sicurezza, non avessero creato all'ombra del World Economic Forum l'iniziativa "Spezzare l'impasse". Vi partecipa la crema dell'imprenditoria privata di Israele e Palestina.
I leaders sono gli uomini più ricchi e gli imprenditori più famosi delle due comunità: l'israeliano Yossi Vardi, il padre dell'hi-tech, fondatore di 60 startup; il palestinese Munib al Masri, il "Duca di Nablus", elegante e visionario, fondatore di Padico, la holding con 35 imprese, dalle telecomunicazioni, all'energia, alla catena degli hotel Intercontinental.

«L'anno scorso ho compiuto 70 anni, ne avevo 25 quando ne 1967 scoppiò la guerra dei Sei Giorni», racconta Yossi Vardi. «Se guardo indietro mi accorgo di aver speso la mia vita ad osservare un conflitto troppo lungo e troppo doloroso. Adesso basta. Siamo parte di una maggioranza silenziosa che non vuole più essere silenziosa. Fare la pace è compito dei leaders politici. Noi siamo qui per incoraggiarli: non vogliamo più essere spettatori passivi. A partire dal prossimo mese intensificheremo i nostri sforzi».

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