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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 07:17.

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BRUXELLES – L'idea di adottare dazi commerciali sui pannelli solari cinesi sta diventando un nuovo rompicapo europeo. Un numero crescente di paesi si oppone all'iniziativa della Commissione. Alla ricerca di un accordo con la Cina, l'esecutivo comunitario ieri si è lamentato con le autorità cinesi che ha accusato di pressioni indebite nei confronti dei 27 partner europei perché Bruxelles abbandoni la proposta del commissario al commercio, il belga Karel De Gucht.

Sarebbero almeno 14, se non addirittura 18, i paesi europei contrari ai dazi commerciali proposti dalla Commissione, in media del 47%. Tra questi stati membri c'è anche la Germania: "Dal nostro punto di vista, le sanzioni non sono più necessarie – ha detto ieri a Berlino il ministro dell'Economia Philipp Rösler prima di un pranzo con il primo ministro cinese Li Keqiang in visita nella capitale tedesca –. Ecco il motivo per cui oggi la Germania ha detto di no" (si veda Il Sole/24 Ore del 21 maggio).

L'Italia invece ha dato il suo benestare ai dazi, nel tentativo di difendere l'industria nazionale del settore. La Cina è accusata di vendere a prezzi più bassi di quelli di produzione. "La Commissione prenderà la sua decisione finale il 5 giugno", ha spiegato John Clancy, il portavoce di De Gucht. L'esecutivo comunitario "deve avere una visione ampia e prendere la propria decisione sulla base di prove". Sempre secondo Clancy, sono 30mila i posti di lavoro minacciati dalla concorrenza cinese.

All'inizio di giugno, l'esecutivo comunitario prenderà una decisione su dazi temporanei, per una durata di sei mesi. In questo caso, non ha bisogno dell'accordo dei governi. Una scelta su sanzioni definitive, della durata di cinque anni, richiederà il necessario benestare formale dei paesi membri e verrà presa solo in dicembre quanto l'indagine della Commissione verrà completata. Ieri qui a Bruxelles De Gucht ha incontrato il vice ministro del Commerco cinese Zhong Shan.

Secondo un comunicato, nel suo incontro De Gucht si è detto "pronto a negoziare una soluzione sul caso dei pannelli solari", anche a tre con gli Stati Uniti. Per ora, tuttavia, la Cina non ha presentato alcuna proposta di compromesso. Il commissario si è lamentato con Zhong per la scelta di Pechino di fare pressioni sui 27 perché si oppongano ai dazi. La Cina ha gioco facile di ricordare ai suoi partner (Germania in testa) l'importanza per l'export europeo del suo gigantesco mercato.
E' probabile che la Commissione, quando optò per dazi temporanei contro i prodotti cinesi, avesse l'appoggio di una maggioranza di paesi e volesse utilizzare questo strumento per mettere sotto pressione la Cina, pur di trovare una intesa. In un primo tempo, il dibattito pubblico è stato caratterizzato da un gioco delle parti – una Commissione più dura, e alcuni paesi più morbidi. L'impressione è che gli equilibri siano cambiati e che il braccio di ferro sia doppio: tra la Cina ed l'Europa, e tra gli stessi europei.

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