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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 23:36.
Non è per caso che il premier Enrico Letta ha visitato, dopo l'incontro istituzionale a Bologna, la piccola azienda alimentare Menù di Medolla, epicentro modenese della seconda scossa del 29 maggio 2012. Un simbolo della straordinaria capacità di reazione e riscossa dell'Emilia manifatturiera, una Pmi che ha fatto i conti con oltre 35 milioni di euro di danni in pochi secondi di terremoto, fatturandone solo il doppio in un anno intero. Eppure il titolare Rodolfo Barbieri a fine agosto, a soli tre messi dalle scosse, faceva già notizia con i mega pannelli di legno lamellare che stava installando sui 5mila mq del primo capannone distrutto e ricostruito.
Le specialità alimentari della Menù (destinate per il 90% alla ristorazione, dai sughi alle conserve di verdure in asettico, un brevetto unico in Europa) si sono salvate sicuramente anche grazie al fatto che l'azienda appartiene alla schiera di quelle assicurate, che hanno potuto fare affidamento sui rimborsi assicurativi (circa 14,5 milioni) in attesa dei contributi pubblici, ma senza la determinazione dell'imprenditore e della sua azienda-famiglia di 180 dipendenti il "miracolo" della ripartenza immediata non sarebbe avvenuto. . Ai danni materiali va sommato l'effetto sul fatturato, sceso l'anno scorso a 64 milioni, dal 72 del 2011. La crisi economica, con un mercato domestico in forte difficoltà, impedisce all'azienda di fare budget precisi per quest'anno, ma già superare le performance 2012 sarebbe un successo.
La Menu, così come Sorin del distretto biomedicale di Mirandola visitata nel primo pomeriggio dal premier, sono l'esempio pratico della reazione straordinaria che la comunità modenese ha avuto di fronte alla calamità, nonostante non siano ancora arrivati che pochi spiccioli dei 6 miliardi per la ricostruzione di fabbriche e case (sui 10 miliardi complessivi finora stanziati per risollevare l'Emilia terremotata), ostacolati da procedure burocratiche a dir poco complesse e lunghe. Ben condensate dalla pratica telematica Sfinge per ottenere i contributi, che appena un centinaio di imprese, sulle oltre 4mila danneggiate in modo diretto (secondo le ultime stime), hanno già affrontato.
Ma la burocrazia non è il solo problema e lo hanno ripetuto oggi forte e chiaro al primo ministro categorie economiche e sindacati, in un incontro a porte chiuse nella sede regionale. «Va allargato il prestito fiscale a tutte le diverse tipologie di imprese danneggiate dal sisma, gli indennizzi e i risarcimenti vanno esclusi dalla tassazione Ires e Irap, le perdite di esercizio maturate nel 2012 devono essere diluite e va attivato il fondo Fri per aiutare le grandi imprese danneggiate». Sono solo alcune delle questioni che il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Maurizio Marchesini, fresco di riconferma alla guida dell'associazione, ha sottoposto a Letta al tavolo dell'imprenditoria. Un incontro da cui tutti gli imprenditori sono usciti soddisfatti per attenzione e impegno dimostrati dal numero uno di Palazzo Chigi. «L'importante è che si passi ora dalle parole ai fatti», rimarca Giorgio Graziani, segretario regionale Cisl Emilia-Romagna, riferendosi agli emendamenti al Dl 43 in discussione a Roma. Quattro le priorità sottoposte all'attenzione del premier dai sindacati: la necessità di estendere gli ammortizzatori in deroga almeno per tutto il 2013 («ma pensiamo sarebbe un elemento importante di garanzia l'estensione anche al prossimo anno«, nota Graziani); l'approvazione in tempi rapidi degli emendamenti proposti al Parlamento (allentamento del patto di stabilità, deroga alle assunzioni di comuni, province e prefetture, allargamento della moratoria fiscale a tutti i soggetti nelle aree terremotate); la creazione di una legge quadro nazionale sulle emergenze; e la condivisione su scala nazionale del modello di coesione sociale di cui l'Emilia ha dato prova nell'ultimo anno.
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