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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 06:41.

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La posta in gioco più ambita riguarda però la torta dei fondi europei per il 2014-2020, ancora oggetto di negoziato tra Europarlamento, Commissione e Consiglio Ue, nell'ambito del cosiddetto "trilogo". In base all'accordo politico raggiunto al vertice Ue dell'8 febbraio scorso il nostro Paese avrebbe diritto a 29,6 miliardi di fondi strutturali, tra risorse regionali (Fesr) e Fondo sociale europeo (Fes), che finanzia la promozione dell'occupazione, il sostegno alla mobilità e gli investimenti nella formazione. La Commissione Ue ha proposto di innalzare la quota minima del budget destinata al Fes portandola al 52% nelle regioni più sviluppate, al 25% in quelle di convergenza e al 40% in quelle di transizione. Se il tetto verrà confermato, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia potranno ottenere una dote complessiva di 5,12 miliardi per creare lavoro, mentre alle regioni del Nord andrebbero 3,6 miliardi e a Basilicata, Abruzzo, Molise e Sardegna spetterebbero 400 milioni. «Il peso percentuale delle risorse destinate all'occupazione e all'inclusione sociale – sottolinea Erminia Mazzoni (Ppe), della commissione sviluppo regionale all'Europarlamento e relatore del pacchetto coesione – segnala la centralità dell'obiettivo lavoro nella strategia europea. Se si considera l'impatto degli investimenti in infrastrutture e degli aiuti alle imprese, alla ricerca e alla innovazione l'impegno effettivo cresce ulteriormente».
Una terapia d'urto
Le risorse potenzialmente disponibili ci sono. E a queste si aggiungono i 31 miliardi del pacchetto 2007-2013, in parte anche per il rilancio dell'occupazione, che il nostro Paese rischia di perdere se non si attiva per spenderli entro il 2015. «Occorre fare di più per utilizzare le somme ancora disponibili e cercare di non partire in ritardo su quelle per i prossimi sette anni», dice il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, che propone di destinare «parte dei fondi alla detassazione dei contratti di formazione lavoro per incentivare le imprese ad assumere giovani under 30». Per Tajani «serve una terapia d'urto per superare la crisi, ma al tempo stesso occorre mettere in campo una strategia più complessiva per tornare alla crescita».
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Le «carte» che può distribuire l'Unione europea
PROMUOVERE L'OCCUPAZIONE
È la quota di risorse del Fondo sociale europeo per finanziare la promozione dell'occupazione, la mobilità e gli investimenti nella formazione che dovrebbe essere destinata all'Italia nel periodo 2014-2020. Il pacchetto è ancora oggetto di negoziato tra Europarlamento, Commissione Ue e Consiglio Ue. A questa va aggiunta la parte di cofinanziamento nazionale

MISURE PER I GIOVANI
È la quota destinata all'Italia dal piano Ue per i Paesi ad alta disoccupazione giovanile. Per ottenerla occorre garantire un'offerta di lavoro, apprendistato o tirocini entro quattro mesi da quando i giovani hanno lasciato la scuola o sono disoccupati. I fondi saranno disponibili dal 2014, ma l'Italia chiede di anticiparli al 2013 e grazie al cofinanziamento dovrebbero arrivare a un miliardo

IMPRESE CHE ASSUMONO
È la dotazione annua del piano della Banca europea per gli investimenti per creare linee di credito a sostegno delle imprese che «offrono una chance ai giovani». A dare l'annuncio è stato il presidente Werner Hoyer in un'intervista alla Bild Zeitung.
Dal quartier generale del Lussemburgo spiegano che l'iniziativa è ancora in una fase embrionale
RISORSE «SVINCOLATE»
È la possibilità di scorporare dal calcolo del deficit parte del cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali destinati all'occupazione. Il cantiere è ancora aperto e l'Italia è capofila dell'iniziativa. A breve è attesa la comunicazione della Commissione Ue in materia. Poi il tema sarà sul tavolo del vertice Ue di fine giugno e della riunione dei ministri del lavoro in programma il 3 luglio a Berlino. Questa possibilità potrebbe diventare concreta solo nel 2014

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