Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 19:34.

My24

L'Ilva di Taranto sempre più vicina al commissariamento. Lo reputa necessario il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, lo sollecita da giorni il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, lo propone, ma solo per l'applicazione delle prescrizioni dell'Autorizzazione integrata ambientale, anche il Garante dell'Aia, Vitaliano Esposito.

Non parla esplicitamente di commissariamento il ministro Orlando, che oggi a Roma ha tenuto una conferenza stampa sul caso Ilva, ma sembra proprio quello l'approdo verso il quale si va nelle prossime ore. L'Ilva, dice il ministro, non ha rispettato o ha rispettato solo parzialmente il percorso dell'Aia. Quest'ultima, rilasciata a novembre dal ministero, stabiliva infatti una serie di lavori di risanamento che l'azienda avrebbe dovuto fare nell'arco di 36 mesi con l'obiettivo di abbattere l'inquinamento di parchi minerali, cokerie, altiforni e acciaierie.

Quindi a fronte delle inadempienze dell'Ilva, occorre reintervenire, sottolinea il ministro, per garantire una "rigida applicazione" della stessa Aia. "L'attuale assetto - puntualizza il ministro - non garantisce il raggiungimento degli obiettivi". Quindi, aggiunge, "ci sono le condizioni per intervenire, in quali forme lo vedremo". Ma il riferimento al commissario nelle parole di Orlando apparirebbe chiaro.

"Sono molto fiducioso e dal Governo Letta - dichiara il governatore Vendola - mi aspetto il commissariamento straordinario, l'estromissione dei Riva e la possibilità di attingere a importanti salvadanai della famiglia anche per finanziare l'attività di bonifica".

Ma l'elemento importante di oggi non è tanto il possibile commissariamento dell'Ilva, una strada che il Governo sembrava già intezionato a percorrere, quanto la nuova stretta del gip Patrizia Todisco, il giudice che nei mesi scorsi ha effettuato gli arresti e sequestrato sia gli impianti dell'area a caldo che le merci (un milione e 700mila tonnellate).

Con un'ulteriore ordinanza, il gip concede all'Ilva la facoltà d'uso degli impianti sequestrati, pur confermando il sequestro di fine luglio. Di fatto, però, gli impianti sono sempre stati usati dall'Ilva, anche quando il sequestro lo proibiva, e dai primi di dicembre, una volta che il Governo ha varato il decreto poi convertito nella legge 231 (la cosiddetta legge "Salva Ilva"), l'azienda era già stata reimmessa nel possesso di altiforni e acciaierie.

Una reimmissione che equivaleva ad una sorta di facoltà d'uso. Da un punto di vista pratico, quindi, sembra cambiare poco con l'odierno provvedimento del gip. Dov'è, invece, la novità vera? Che il gip dispone che i Carabinieri del Noe insieme ai custodi giudiziari facciano sulle aree sottoposte a sequestro i controlli ambientali per verificare il livello delle emissioni.

Quindi, oltre all'Ispra e all'Arpa, l'Ilva ora sarà anche sotto la lente dei Carabinieri del Nucleo ecologico e dei custodi Barbara Valenzano, Emanuela Laterza, Claudio Lofrumento e Mario Tagarelli (quest'ultimo è anche amministratore del sequestro dei beni della capogruppo Riva Fire). Inoltre, afferma il gip, la facoltà d'uso degli impianti potrà non essere ulteriormente dall'autorità giudiziaria qualora in futuro vengano trasgredite le prescrizioni dell'Aia.

Il gip, quindi, da un lato riattiva il meccanismo dei controlli e dall'altro fa presente all'Ilva che rischia un nuovo, pesante giro di vite se dovesse discostarsi dal percorso temporale dell'Aia. Anche perchè, dice il magistrato, proroghe sugli interventi di risanamento (e per alcune cose, come i parchi minerali, l'Ilva ha dichiarato una difficoltà tecnica a stare nei tempi) finirebbero per colpire il diritto alla salute e all'ambiente salubre.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi