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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 17:22.

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Lo aveva detto al momento di presentare le sue linee programmatiche alle commissioni parlamentari, lo ha ribadito oggi, durante una visita al carcere di Bollate: rinviare l'entrata in vigore - fissata a metà settembre - del taglio e accorpamento dei tribunalini italiani sarebbe «catastrofico». A dirlo è il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che esclude ogni ipotesi di passo indietro, nonostante il pressing dell'Avvocatura e gli sforzi trasversali del Parlamento per spuntare almeno uno slittamento di 6 mesi.

Slittamemto «catastrofico» per l'amministrazione della giustizia
«La linea del governo - ha spiegato il Guardasigilli - è della fermezza più assoluta», perché «non possiamo permetterci» di fermare la riforma delle circoscrizioni giudiziarie. Farlo «ci creerebbe problemi all'esterno perché è una delle cose che abbiamo richiamato per ridare fiducia al nostro paese, e all'interno perché le piante organiche sono ormai state fatte e i trasferimenti effettuati. Sarebbe veramente catastrofico per l'andamento della giustizia».

Pressing di Avvocatura e partiti favorevoli allo stop
Al momento, sono diversi in Parlamento (e in commissione Giustizia di Palazzo Madama in particolare, che ha già avviato l'esame di diverse proposte) i disegni di legge bipartisan che puntano a far slittare i tempi della riorganizzazione sul territorio nazionale delle circoscrizioni giudiziarie fissati dal Dlgs 155/2012 attuativo della legge n. 148/2011. Contro questa tentazione, il ministro ha ricordato che la riforma prevede comunque la possibilità, nel primo biennio, di correggere eventuali storture: «Con la massima onestà intellettuale noi teniamo fermo, faremo tutto ciò che dobbiamo fare per non fermarlo». Per Cancellieri, il ddl «è come un treno in corsa e se lo fermi deraglia. Noi non possiamo deragliare, poi evidentemente se sono stati commessi degli errori li ripareremo».

L'incoraggimento del sistema imprenditoriale e dell'Europa
Non sarà comunque facile reggere alle pressioni che arrivano dall'Avvocatura (della scorsa settimana l'ultima manifestazione contro il taglio dei tribunalini promossa dall'Oua), da molti parlamentari preoccupati della perdita di rango per le località che perderanno l'ufficio giudiziario di riferimento causa accorpamento (di oggi la lettera al ministro dei senatori Pd Granaiola e Marcucci contro la chiusura della sezione distaccata di Viareggio) e potendo contare solo su un sostegno abbastanza tiepido da parte dell'Anm, ufficialmente favorevole ma che finora non si è troppo spesa per la messa a regime della riforma. Dalla sua, il Governo ha l'incoraggiamento del sistema imprenditoriale italiano e l'imperativo dell'Europa, che ha inserito lo snellimento/razionalizzazione della giustizia civile tra le priorità per il rilancio del nostro paese appena uscito dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo.

Molteni (Lega) e Costa (Pdl): il governo ci ripensi
Che si vada verso uno scontro Parlamento-via Arenula lo si capisce anche dalle repliche subito arrivate alle parole del ministro . «L'unica vera catastrofe è continuare lungo il percorso di una riforma sbagliata, che non produce economie nè risparmi ma crea solo disagi a cittadini e imprese», rileva Nicola Molteni, capogruppo in Commissione giustizia a Montecitorio della Lega Nord. Più morbido nei toni ma non nella sostanza il capogruppo Pdl nella stessa commissione, Enrico Costa:«Il ministro della giustizia ha espresso un'autorevole opinione che, ci auguriamo, sia disponibile a rivedere, dopo il confronto con il Parlamento. Anche perchè sotto il profilo organizzativo e logistico ci sono ancora tanti problemi da affrontare ed una accelerazione rischierebbe di scaricarli sui cittadini».

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